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Top Gun: Maverick

Regia di Joseph Kosinski vedi scheda film

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La recensione su Top Gun: Maverick

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: TOP GUN MAVERICK

 

Dopo 2 anni di attesa dovuti al Covid, Tom Cruise vince la sua personale battaglia e Top Gun: Maverick esce in tutti i cinema del mondo. Sua collocazione naturale, resistendo alle sirene delle piattaforme Streaming e alle insidie che la pandemia ci ha riservato in tutto questo tempo.

L’Operazione Nostalgia c’è tutta.

L’apertura con il Tema di Top Gun con tanto di rallenty fino all’attacco di Danger Zone di Kenny Loggins ci dice apertamente “Hey Ragazzi, dove eravamo rimasti?”.

E il vero paradosso è vedere quei sedicenni che hanno visto e stravisto il film culto dell’edonismo Reaganiano anni ’80 ormai cinquantenni accompagnati al cinema dai figli sedicenni per condividere un’emozione.

Quella che ha segnato la nostra gioventù. E soprattutto vedere che Tom Cruise ha in soffitta ha una persona che invecchia, ingrassa e perde i capelli al posto suo. E quella persona sono io.

Maverick si colloca qualche ventennio dopo gli eventi del Top Gun di Tony Scott.

Pete Mitchell è ancora una testa calda che fa incazzare il graduato di turno e di conseguenza non ha fatto la carriera che si sarebbe meritato rimanendo fermo al grado di Capitano.

Paraculato dall’amico e rivale “Iceman” (un Val Kilmer che fa venire un colpo al cuore a vederlo in quelle condizioni che la malattia gli sta riservando) adesso diventato un pezzo grosso, viene inviato alla Scuola che li ha visti crescere col compito di formare i miglior talenti del corso nel minor tempo possibile perché hanno una missione suicida da portare a termine.

La missione è resa ancora più “Impossible” dalla presenza di Rooster, il figlio del suo migliore amico “Goose” la cui morte grava come un macigno sul loro rapporto.

Questa è la premessa iniziale, il resto sono un susseguirsi di scene di volo mozzafiato da guardare a schermo pieno e rigorosamente con l’IMAX.

La differenza sostanziale con il film del 1986 è che non siamo più nel 1986.

L’America è cambiata, non c’è più un Presidente che incarna i valori del machismo e della virilità a Stelle Strisce che ha sfornato altri cult quali Rambo 2, Commando o Rocky IV.

Il Nemico non è più la Russia ma è un fantasma senza nome, senza volto e senza bandiera che è collocato all’interno di un territorio molto ostile.

Probabilmente il vero nemico è da cercare dentro noi stessi.

È la non accettazione che i tempi cambiano e che sarebbe meglio dare spazio alle nuove leve e godersi le nuove opportunità che la vita ti presenta.

È l’affrontare il proprio dolore diventando con tanto sudore e sacrificio il migliore Top Gun, trovando quel padre che ti è sempre mancato.

Con Maverick, Tom Cruise dimostra di essere l’ultima vera star rimasta a rappresentare quella Hollywood che non c’è più.

Una sorta di novello John Wayne che dall’alto dei suoi 60 anni dimostra che ancora è un tipo tosto e figo e che nella botte piccola c’è il vino buono e pregiato con muscoli che non hanno niente da invidiare a quelli di Miles Teller (ormai un attore usato come antistress delle frustrazioni altrui come già successo in Whiplash).

E noi spettatori, alla fine del film ci troviamo a discutere con i nostri figli sul perché questo film è diventato il nostro cult.

Voto 7 perché Great Balls of Fire l’hanno cantata senza il penosissimo doppiaggio in italiano.

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