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Tano da morire

Regia di Roberta Torre vedi scheda film

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La recensione su Tano da morire

di cazzeggiatore del millennio
6 stelle

Esilarante esibizione tra trash horror e musical.

  È morto Tano, un  ?  cosiddetto  ?  uomo d’onore, la comunità si raccoglie e lo commemora.

  Uno sguardo sulla provincia siciliana, un musical pregno di colori e personaggi sopra le righe (neanche troppo romanzati) tra rioni che sono veri e propri teatri di posa, comari chiacchierone e duri maschi tutti d’un pezzo; come il nostro Tano, pianto da tutti, la cui scomparsa scombussola quelle quotidianità intense, sagge, ma allo stesso tempo spensierate e semplici.

  Eppure un senso d’amaro prende piede, una misteriosa solennità, assolutamente da nascondere; Tano era un despota e la disperazione dei parenti non è che un rito, una messinscena. Amici si pugnalano alle spalle, quelle brave donne chiacchierone diventano ottuse serpi; un ambiente dove è più facile ucciderlo il marito piuttosto che provare a ragionare o rivolgersi alle autorità. Il pensiero degli amici del defunto ai debiti che ora non hanno più da saldare, sorelle e figlia che non possono più nascondere un evidente senso di liberazione.

  Canzoni funky rock hip hop e tutto senza mai tradire la tipica ballata siciliana, vecchia come il mondo, in grado ora come in tutte le altre epoche di adattarsi alle mode, ai tempi che cambiano, coreografie spettacolari per un budget irrisorio. Rappresentazioni grottesche, quasi horror, dalla riunione mafiosa talmente esclusiva e referenziale ai potenti da farli sembrare un circolo omosessuale; la rissa in strada che diventa quasi una ridicola esibizione, il narratore che quando si rivolge al pubblico scende nella penombra.

   La mafia nella sua essenza, una creatura assurda e che divora sé stessa così come tutto ciò che le sta attorno, una creatura che vive di quel trash voluto che il film non risparmia per nulla.

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