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Jojo Rabbit

Regia di Taika Waititi vedi scheda film

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La recensione su Jojo Rabbit

di CineNihilist
8 stelle

Taika Waititi l’avevo già conosciuto nel 2017 con il suo Thor Ragnarok, che nonostante fosse un cinecomic abbastanza caciarone definito da molti come il “cinepanettone marvelliano per eccellenza”, a mio modestissimo parere nonostante non fosse coerente con la drammaturgia dei precedenti film sul Dio del Tuono, per una volta si poteva empatizzare con la sua evoluzione caratteriale. E ridere alle battute di cattivo gusto per l’intero film.
Date queste premesse non ero comunque convintissimo a vedere un film di un regista caratterizzato da una comicità spicciola e di aver letteralmente scopiazzato lo stile estetico di James Gunn dei Guardiani della Galassia per poi replicarlo sul personaggio di Thor.
Ciò che mi ha fatto cambiare idea riguardo Jojo Rabbit è stato il responso del pubblico entusiasta e soprattutto il trailer stile commedia alla Wes Anderson, che mi ha suscitato parecchia curiosità sul fatto che forse il film poteva andare ben oltre una commediola spicciola retorica contro il nazismo. Ed è stato effettivamente così.

 

Taika Waititi

Jojo Rabbit (2019): Taika Waititi

 

Jojo Rabbit racconta la storia di un bambino di dieci anni di nome Johannes Betzler che fa parte della gioventù hitleriana e che dunque crede ciecamente al regime nazista, tant’è che ha come amico immaginario una versione buffonesca ed infantile di Adolf Hitler (interpretato peraltro dallo stesso Taika Waititi). 
Un giorno, durante le esercitazioni nei campi di arruolamento della gioventù hitleriana, i suoi superiori gli ordinano di uccidere un coniglio ma il protagonista si rifiuta. A quel punto tutti i suoi compagni cominciano a prenderlo in giro dandogli del codardo con l’appellativo di “Jojo coniglio”, subendo così un'umiliazione devastante di fronte non solo al regime, ma anche al suo orgoglio. Incoraggiato dal suo Hitler immaginario, decide di prendere una granata durante una simulazione di guerra per dimostrare la sua forza di fronte ai suoi compagni e superiori, ma nel momento in cui cerca di avanzare oltre la trincea si inciampa, facendo così scoppiare la granata sotto i suoi i piedi ferendosi gravemente in tutto il corpo.
Risvegliatosi in un ospedale, viene congedato dalla gioventù hitleriana e accompagnato da sua madre in casa, dove però scopre che quest’ultima nasconde una ragazza ebrea di nome Elsa in soffitta.
Spaventato e arrabbiato di avere un “nemico dello Stato” all’interno di casa sua, Jojo minaccia la ragazza di consegnarla alla Gestapo, ma Elsa intelligentemente gli dice che se la segnala alle autorità, allora anche la madre di Jojo verrà giustiziata dal regime.
Accettando il compromesso e la minaccia della giudea, Jojo ottiene il permesso di scoprire tutti i segreti sugli ebrei per scriverci sopra un libro ed inviarlo ai suoi superiori, permettendo così alla nuova inquilina di poter vivere liberamente in casa sua.
Con il passare dei giorni i due ragazzini cominciano a conoscersi meglio, passando inizialmente da un rapporto scontroso e diffidente fino ad uno più intimo e passionale.

 

Pensando alla comicità spicciola di Thor Ragnarok, mai avrei creduto che Taika Waititi fosse in grado di confezionare un’opera così sarcasticamente accattivante nel trattare una tematica facilmente confinabile nella banale retorica come il nazismo.
Il genio del regista infatti risiede nella reinterpretazione pedagogica del romanzo da cui è tratto il film ovvero “Come semi d'autunno”, dove asciuga la componente drammatica, elimina dei personaggi e ringiovanisce l’età del protagonista, così da poter sperimentare una lettura sempre efficace nel descrivere la banalità e la stupidità del nazismo, ma attraverso uno stile leggero e antiretorico che vede lo stesso cineasta interpretare il bizzarro e buffone Hitler immaginario del protagonista.

La narrazione all’interno del lungometraggio è quindi comica ed addirittura surreale nel rappresentare il fanatismo dell’ideologia del nazismo, ma ciò non elimina e ridicolizza la componente drammatica, che colpisce nel momento in cui la commedia non è più a supporto dell’ironia e della satira politica, in modo da ridefinire per sempre l’evoluzione psicologica dei due protagonisti principali.
L’aspetto più interessante del connubio tra questi due aspetti è senza ombra di dubbio la lettura pedagogica sul protagonista bambino completamente plagiato dall’ideale nazista, che essendo un animo innocente e facilmente manipolabile, non esita minimamente a credere in ciò che gli viene detto, nonostante dimostri segni di debolezza e cedimento come un qualsiasi bambino normale.
La confutazione all’ideale nazista e dunque all’eccessiva mascolinità chiaramente forzata di Jojo, viene portata avanti da due figure chiaramente antitetiche al pensiero nazifascista ossia la madre Rosie e la ragazza ebrea Elsa, non a caso entrambe oppositrici del regime e figure femminili chiaramente non coniugabili al machismo del pensiero della razza superiore.

 

Scarlett Johansson, Roman Griffin Davis

Jojo Rabbit (2019): Scarlett Johansson, Roman Griffin Davis

Thomasin McKenzie, Roman Griffin Davis

Jojo Rabbit (2019): Thomasin McKenzie, Roman Griffin Davis

 

La madre rappresenta la figura dello spirito e del cuore della vicenda narrata dove chiaramente è costretta a nascondere al figlio la sua vera identità da oppositrice politica in quanto potrebbe compromettere la loro stessa vita. Nonostante ciò, Rosie si dimostra comunque una donna forte ed una madre apprensiva nei confronti del figlio, e gli insegna valori quali la pace, l’amore, la tolleranza che con l’avanzare della storia servono a Jojo per accompagnarlo da una dimensione politicizzata ad una più sentimentale, rimuovendo così man mano tutta la stratificazione ideologica hitleriana chiaramente influenzata fortemente anche dal padre che però è assente in quanto impegnato sul fronte.

 

Elsa, la ragazza ebrea, invece si manifesta inizialmente come una creatura demoniaca agli occhi di un bambino traviato dalla demagogia del nazismo, che rappresenta dapprima un nemico da abbattere, ma che allo stesso tempo suscita curiosità nella mente di Jojo visto che è la prima volta che incontra un ebreo.
Elsa rappresenta quindi la figura del diverso e della razionalità, l’elemento necessario per scardinare i pregiudizi infantili del ragazzo che con ironia ed accesi dibattiti denudano le insicurezze di Jojo, che comincia pian piano a dubitare delle sue stesse superstizioni e persino del suo Hitler immaginario, quest’ultimo ormai un residuo ideologico di una coscienza beffarda che non gli appartiene più.
Il confronto, il dialogo e la comprensione reciproca dei propri sentimenti rende il rapporto tra Elsa e Jojo sempre più intimo ed autentico dove mostra come alla fine entrambi non siano così diversi l’uno dall’altro.
La transizione da una posizione ideologica ad una più sentimentale è l’ultimazione di un discorso pedagogico sapientemente costruito per tutta la pellicola che culmina con l’attrazione di Jojo per Elsa, che dimostra finalmente come il nazismo si regga unicamente su un odio fine a sé stesso che non può realmente corrompere l’animo di un bambino.

 

Taika Waititi sorprendentemente riesce a costruire una commedia nera al limite dell’ironia nel descrivere la tragicomica disavventura dell’ideale nazista, che in un’epoca di fervente revanscismo di estrema destra, serve ancora una volta ribadire a coloro che inseguono la politica dell’odio e del razzismo che forse è giunta l’ora di voltare pagina e di iniziare a pensare con la propria testa, cercando di dialogare con chi è diverso da noi e non di rigettarlo a priori. Perché forse quel “diverso” potrebbe regalarci qualcosa di inaspettato.

 

Voto 8

 

locandina

Jojo Rabbit (2019): locandina

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