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Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

di sasso67
10 stelle

Se si dovesse porre la domanda su chi sia stato il più grande regista della storia del cinema, credo che la risposta sarebbe Stanley Kubrick. Se la stessa domanda fosse stata fatta una quarantina di anni fa, forse la risposta sarebbe stata Orson Welles, ma in questi ultimi decenni è maturata la convinzione, quanto meno maggioritaria, che Kubrick sia stato il regista che meglio di tutti i suoi colleghi ha saputo coniugare le esigenze contenutistiche con l'aspetto stilistico e spettacolare.
Questo stesso pregio possiede Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, opera che è giallo (sebbene sui generis, il film si svolge secondo l'indagine del titolo) e denuncia sociale, discorso filosofico sul potere (il regista dichiarò a suo tempo di avere voluto fare un film sul poliziotto che è in ciascuno di noi, ma non sempre si devono prendere alla lettera le versioni degli autori) ed opera di interpretazione psicoanalitica dei comportamenti umani, con particolare riferimento alla sfera sessuale. E questo discorso, che si muove su molteplici livelli, si snoda attraverso scenografie iperrealiste create dall'architetto Carlo Egidi (fotografate da Luigi Kuveiller) ed un impianto recitativo di stampo brechtiano di Volonté (buon ultimo, lo dico anch'io: strepitoso), che alza i toni appositamente per quella che - usando le parole del dèmone dell'Esorcista - si potrebbe definire «una volgare esibizione di potere».
Ma Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto ha anche un suo filone "realistico", che riguarda soprattutto le sequenze ambientate all'interno della questura e particolarmente i discorsi pronunciati dal "dottore", sia durante il suo insediamento come capo dell'Ufficio Politico sia nel corso degli interrogatori dei sospettati fermati per l'attentato (con la retata che scatta al grido del capo della polizia «basta con la tolleranza!»). Nella prima occasione, afferma, tra le altre cose, che i criminali comuni tendono sempre di più a coincidere con i sovversivi e i sovversivi con i criminali comuni, mentre, durante gli interrogatori, parla con toni sarcastici della democrazia ai giovani arrestati, dicendo loro «non sei un cavallo, sei un democratico... [...] ...la democrazia è l'anticamera del socialismo»: discorsi che, purtroppo, sono più che verosimili da sentire all'interno delle questure. Perché i comportamenti del "nostro" poliziotto sono ambivalenti, dettati dall'arroganza del potere (esibita dal protagonista prima per gioco e poi seriamente) ma anche da insopprimibili complessi e sensi di colpa. Gli stessi che affliggeranno la classe politica che Petri, ancora genialmente, metterà in scena con Todo modo.

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