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Il Corriere - The Mule

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Il Corriere - The Mule

di diomede917
8 stelle

Sono passati 10 anni dall'ultima volta che Clint Eastwood si è diretto regalandoci quel capolavoro che è Gran Torino. In molti hanno pensato, sottoscritto incluso, che fosse il suo testamento cinematografico anche perchè la figura di Walt Kowalski raggiungeva delle vette inaviccinabili.

E invece un articolo del New York Times gli mette su un piatto d'argento la storia incredibile, quasi inverosimile, di Earl Stone un uomo dalla vita dissestata che a 90 anni si ritrova a fare il Corriere per i cartelli del Narco traffico messicano.

Earl è un uomo contraddittorio, un uomo che si è dedicato a coltivare i più bei fiori dell'Illinois facendo appassire i fiori più belli della sua vita: la moglie e la figlia.

Earl, nonostante il suo linguaggio politicamente scorretto fatto di lesbiche-negri-messicani mangia fagioli, è l'altra faccia della medaglia del personaggio di Gran Torino. Lui ama la vita, lui sorride, balla, canta, fa volteggiare il suo fisico vecchio ma asciutto come se il tempo non ci fosse ma sa benissimo che il tempo non può tornare indietro.

Earl Stone non è un tipo da piano B e quando si ritrova col culo per terra accetta di fare un'ultima corsa come corriere della droga.

Lo fa con la spensieratezza di quello che la vita va vissuta fino all'ultimo secondo, i soldi guadagnati li usa per pagare il matrimonio e l'università alla nipote, per salvare la balera dove tutte le domeniche va a ballare con i suoi coetanei.

Ed è proprio in questo percorso che non è mai troppo tardi per redimersi, chiedere scusa e soprattutto dire per un ultima volta Ti amo all'amore della sua vita.

Clint Eastwood dirige The Mule come fosse un piccolo film crepuscolare, una storia che merita di essere raccontata e che è scritta nelle rughe di Earl Stone.

The Mule non solo può essere considerato come il suo ultimo regalo da attore ma è il film che forse rispecchia il Clint Eastwood uomo. Un Clint che ha molte mogli e figli a cui chiedere scusa per il suo percorso artistico (non è un caso che il ruolo di Iris Stone, la figlia arrabbiatissima col padre da non parlargli da 12 anni, sia stato affidato alla vera figlia di Eastwood Allison).

Il vero punto di forza di The Mule è la prospettiva. Nonostante l'età del protagonista è un vero inno alla vita. Una vita vissuta in senso totale con tutti i chiaroscuri che ti presenta. Un senso della vita che mette al centro di tutto la famiglia e che paradossalmente è la prima ad essere sacrificata per il proprio egocentrismo. Un senso della vita che viene spiegato da Clint Eastwood a Bradley Cooper in un caffe come un padre farebbe con un figlio, pur sapendo che chi ha davanti è il suo carnefice.

The Mule è un film fortemente empatico, fin dalla prima scena ti affezioni a Earl Stone e lo accompagni nei suoi viaggi come un turista per caso che vuole solo divertirsi o come il figlioccio del boss che si affeziona a questo Gringo Loco chiamato Tata. E grazie questa empatia che Clint Eastwood non si mangia totalmente il film, anche se ci manca poco. Che ritaglia agli altri uomini del cast uno spazio dove gigioneggiare (e mi riferisco al boss Andy Garcia). Ma è a Dianne West (l'ex moglie Mary) che concede il lusso di metterla al centro della scena ogni volta che compare. Che le regala quei bei primi piani di una donna che ne ha subite tante e che ancora ama quel cialtrone. Che le regala la battuta più bella del film contestualizzata nel momento più intimo e drammatico della storia "Sei stato l'amore della mia vita e anche il male della mia vita. Ma sono contenta che adesso tu sia qui".

Come il personaggio di Earl Stone, Clint Eastwood ha diretto The Mule come se non avesse niente da perdere regalandoci un film talmente intimo, talmente suo che difficilmente io lo dimenticherò.

Grazie

Voto 8

 

 

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