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Momenti di trascurabile felicità

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su Momenti di trascurabile felicità

di Furetto60
6 stelle

Originale e divertente favoletta "naif" di Luchetti. Buona la prova di Pif.

Paolo è un uomo normale, che conduce una vita tranquilla a Palermo, con moglie e due figli, lavorando come ingegnere. Ogni tanto si concede delle svagate relazioni extraconiugali e qualche seduta al bar con gli amici a vedere le partite di calcio. Un giorno sfida la sorte, come fa del resto da tanto, attraversa in motorino un incrocio urbano, nel momento esatto in cui tutti i semafori sono rossi e nessuno dovrebbe passare, solo che stavolta gli dice male, e "manca" il momento giusto di una frazione di secondo, quella fatale, cosi investito in pieno da un'auto, si ritrova defunto e  catapultato in Paradiso, che in realtà sembra più un ufficio postale all’ora di punta, dove tutti urlano e si formano lunghe file. Un anziano signore,” l’angelo della morte” che provvede agli smistamenti delle “anime” si occupa del suo caso. In realtà secondo i progetti "divini" avrebbe dovuto lasciare questa valle di lacrime più in là,in quanto  da tempo beve i centrifugati allo zenzero, che allungano la vita e allora alla luce di questo errore, che viene platealmente contestato da Paolo, gli viene concesso un “plus “ma di soli 91 minuti. Torna sulla terra e cerca di stare più tempo con la famiglia e si pone quesiti “esistenziali” di somma importanza: Lo yoga e l'Autan non sono in contraddizione? La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo? Perché il primo taxi della fila, non è mai davvero il primo? Perché il martello frangi vetro è chiuso spesso dentro una bacheca di vetro? E la frase: ti penso sempre, ma non tutti i giorni, che sembra bella, è davvero bella? A queste, e ad altre questioni” vitali”, cerca di dare una risposta Paolo alias Pif, cui rimangono solo 1 ora e 31 minuti per fare un bilancio della sua vita.

Il film nasce dall’ adattamento di due libri scritti da Francesco Piccolo, entrambi pubblicati con Einaudi: l'omonimo "Momenti di trascurabile felicità", del 2010, e il suo sequel "Momenti di trascurabile infelicità", in cui l’autore aveva, con un delicato e sublime tocco leggero e sarcastico, posto al lettore divertenti spunti di riflessione.

Nella trasposizione cinematografica, inevitabilmente riveduta e corretta, invece c’è Paolo , con il suo tono trasognato e straniante, che esplora il suo mondo, colorando un personaggio dall’indole pigra, un po’ superficiale, ma simpatico, che attraversa con insostenibile leggerezza dell’essere, la vita. Si sentono nel film echi di Lubitsch, con le debite e dovute proporzioni, tuttavia Luchetti riesce a trovare la sua dimensione ideale e personale, in questo film un po’ naif, dove Paolo il protagonista, è alle prese con domande pazzesche e inutili, amareggiato per le mattinate “perse” nel traffico per accompagnare i figli a scuola o in piscina, attraverso il suo sguardo di genitore, di marito, di amante malinconico, che teneramente rimpiange il passato e gli attimi fuggenti. Il regista cosi, narra la gioia che nasce dai piccoli gesti, dalla capacità di accettare l’altro nonostante i suoi difetti, i flashback si alternano con il tempo presente. Paolo riscopre l’importanza degli affetti: una moglie trascurata, una cinica figlia adolescente che al “Ti voglio bene” risponde laconica: “Grazie”, I tradimenti, i litigi, i fraintendimenti, le riconciliazioni e all’ultimo la consapevolezza di voler cambiare qualcosa, di voler saltare sulla macchina del tempo e salvare le persone che si amano, per salvare poi se stessi, in sostanza.

Momenti di trascurabile felicità è una romantica favoletta, sul senso dell’esistenza.

 

 

 

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