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Momenti di trascurabile felicità

Regia di Daniele Luchetti vedi scheda film

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La recensione su Momenti di trascurabile felicità

di silviodifede
2 stelle

Momenti di trascurabile film.

Delusione cocente.

Una buona idea, affidata a un regista scafato e a uno dei pochissimi volti televisivi che avevano dimostrato di sapersi trovare molto bene al cinema (vedi l'eccellente "La mafia uccide solo d'estate") sembrava il preludio a un film perlomeno interessante.

 

Ma sono troppe le cose che non ingranano. La perenne voce fuoricampo di Pif (davvero non se ne può fare a meno?) dà la sensazione di trovarsi di fronte a una puntata televisiva de "Il Testimone". E se all'inizio un paio di spunti portavano al sorriso (vedi la parte sul martello frangivetro), dopo un quarto d'ora si vorrebbe vedere il film prendere una direzione precisa, che invece non c'è.

 

La pellicola si arrabatta su sé stessa non riuscendo a essere nulla, viaggiando su un alone di leggerezza che però non fa vivere nulla, non regala nulla. Ho letto su qualche sito una critica (negativa) paragonare le immagini descritte dalla voce fuoricampo a quelle de "Il Fantastico Mondo di Amelie", con la differenza che nella deliziosa commedia francese quelle immagini sembrava di viverle anche con un impatto visivo non da poco, mentre qui sono dette e lasciate lì nel vuoto: ebbene, questa sensazione l'ho avuta anche io e la vedo figlia di una debolezza alla radice, di un qualcosa che manca per far "vedere" allo spettatore qualsiasi cosa.

Non traspare nulla, non c'è nulla di visionario, nè quantomeno di surreale: anzi, se passate la battuta da siciliano quale sono, la cosa più surreale del film è vedere tutti i motociclisti a Palermo guidare col casco.

Finisce per essere la solita revisione delle storie del passato del protagonista, la sua storia con la moglie e le sue "fuitine" che però davvero nulla dicono.

Qualche spunto ironico, qualche momento azzeccato, rendono solo meno indigesto il tutto e davvero inizia a stufare il continuo ricorso degli sceneggiatori italiani a presunte trovate per giunta abusate sul web: mi riferisco in questo caso al duetto sul "caffè" che al bar non può essere preso in maniera normale (cosa che peraltro non è vera, io quando vado al bar dico solo "caffè" e mi viene portato il caffè, se poi ognuno ha i suoi gusti particolari saranno anche affaracci suoi!).

 

Il tempo passa e sinceramente anche da spettatore si spera nella fine del film, perché c'è davvero poco che riesce a piacere, si vede un ingranaggio ingolfato che non va avanti in modo fluido.

 

La cosa migliore (specialmente a confronto dell'ultimo film che ho visto al cinema, ovvero "C'è Tempo" di Walter Veltroni, dove il ragazzino protagonista era piuttosto insopportabile) è la scelta dei ragazzini che svolgono la parte dei figli di Pif. In particolare Angelica Alleruzzo che nel film è Aurora, la figlia maggiore, e che regala la scena migliore e più genuina, quando a tavola critica il padre per come gioca col cibo e per come stia seduto a tavola ad aspettare la pietanza successiva. Sempre bello vedere questa spontaneità da attori così giovani.

 

Pif ci prova ma (a differenza del succitato "La mafia uccide solo d'estate") sembra non riuscire a dare una vera impronta al proprio personaggio e finisce per mostrare qualche difetto di recitazione, probabilmente (almeno adesso) troppo uguale al suo personaggio televisivo.

 

Mezza stellina in meno per un finale non riuscito e reso per giunta insulso dall'aver scelto "Soli" di Adriano Celentano come sottofondo. A-I-U-T-O.

 

Spiace per quello che poteva essere. Ma alla fine i momenti di trascurabile felicità portano purtroppo solo a momenti di trascurabile film.

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