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Il campione

Regia di Leonardo D'Agostini vedi scheda film

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La recensione su Il campione

di mm40
5 stelle

Christian Ferro è un giovanissimo calciatore, talento della Roma, che associa le giocate da campione sul campo a un comportamento (auto)distruttivo dentro e soprattutto fuori da esso. Dopo averle tentate tutte per placare i suoi eccessi, la società mette al suo fianco il professor Fioretti, che piano piano e non senza difficoltà lo aiuta a maturare.

Fama, potere, visibilità, social e fiumi di denaro: quando hai vent’anni vivere in un turbine di emozioni, di sollecitazioni e di distrazioni simili può essere esaltante quanto deprimente; i giovani talenti calcistici dell’inizio del terzo millennio sono sottoposti di frequente a questa tipologia di stress, senza dubbio non privo di ampi risvolti positivi, ma potenzialmente altrettanto distruttivo e autodistruttivo, per la carriera e per la persona. L’esordio registico nel lungometraggio per Leonardo D’Agostini affronta tale tematica e lo fa a testa bassa, senza puntare esclusivamente sugli eccessi e sulle scene a effetto, ma indagando il più possibile in profondità in un malessere psicologico che nasce prima di tanto stress, e che in seguito a esso non fa che autoalimentarsi in una spirale sempre più dannosa. Ottima quindi l’intuizione di partenza del copione che Giulia Louise Steigerwalt firma con la collaborazione di D’Agostini e Antonella Lattanzi; forse i limiti dell’opera sono nella staticità del racconto, che non sembra progredire quantomeno fino al (giusto, forse un po’ stereotipato) finale, mentre vanno apprezzate le poche, ma necessarie scene ambientate sul rettangolo di gioco, notoriamente uno dei luoghi meno cinematografici in assoluto. Stefano Accorsi è perfettamente in parte e anche il giovane Andrea Carpenzano (già visto nella serie tv Immaturi e, soprattutto, in Tutto quello che vuoi, di Francesco Bruni, 2017) funziona a dovere; altri ruoli poi sono affidati a Massimo Popolizio, Ludovica Martino, Anita Caprioli e Mario Sgueglia. 5,5/10.

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