Regia di Maurizio Ponzi vedi scheda film
Secondo me è il migliore film di Francesco Nuti, anche considerando quelli di cui è anche regista. La vena surreale è ben calibrata e non scade mai nella farsa, e soprattutto viene usata per parlare con ironia o sarcasmo di aspetti e problemi ben concreti della vita reale. Il surrealismo è un piano inclinato scivolosissimo, sul quale quasi tutti vanno a capitomboli. Ma Ponzi e l'attore riccioluto se la cavano qui con onore. Nuti s'impegna ma non vuole strafare a tutti i costi, e dà prova di essere un bravo attore (specie in certi monologhi o nella scena in chiesa). Il film è percorso da un umorismo originale e imprevedibile, come pure da una sottile vena di malinconia. Gli episodi sono ben concatenati e non hanno l'effetto delle scenette cucite assieme: si ricordano soprattutto la sequenza nella fabbrica di tessuti e la parte del teatrino dei dilettanti allo sbaraglio. Il personaggio della madre vedova non risposata, piagnona assillante, che si butta tutta sul figlio e lo soffoca di eccessive attenzioni, è tutt'altro che sganciato dalla realtà.
C'è un po' di anticlericalismo, ma è blando, al livello di quello dei vecchi che giocano a carte all'osteria. Se Nuti poi non si fosse montato la testa, a questo bel filmetto ne sarebbero seguiti altri dello stesso livello. Ma non fu così.
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