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Ulysses: A Dark Odyssey

Regia di Federico Alotto vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ulysses: A Dark Odyssey

di axe
5 stelle

In un prossimo futuro distopico, l'Europa è un'unica nazione assolutista. In questo quadro politico, la corrotta città di Taurus City (Torino) è teatro della personale "Odissea" di Johnny Ferro, un militare parzialmente privo di memoria che, tornato a casa, scopre la scomparsa della moglie Penelope e si mette alla sua ricerca, aiutato da un compagno d'armi. Il nostro "Ulisse", grazie ad alcuni personaggi enigmatici, non sempre collaborativi, lentamente recupera la memoria di quanto avvenuto durante la guerra, e del suo ruolo nella famiglia. Il suocero è infatti un signore della droga, privo di scrupoli nell'eliminare i personaggi scomodi, ed il protagonista il suo emissario in Oriente. Viene inviato in una missione che dovrebbe essere l'ultima; dopo essersi confrontato con gli aspetti più orrendi della guerra, la strumentalizzazione dei bambini e la morte dei civili, subisce un tentativo di omicidio, il cui mandante presumibilmente è il padre di Penelope. Nonostante tutto ciò, e sapendo che ciò porterà alla sua definitiva rovina, sceglie di vedere la moglie. Realizzata in evidenti ristrettezze economiche, cui la regìa sopperisce con abbondanza di effetti in "computergrafica", alternarsi frenetico di fotogrammi, uso di colori particolari e sonorità che creano tensione, l'opera tenta una rilettura del poema di Omero, effettuandone una trasposizione sul piano metafisico. Il "viaggio di ritorno" di Johnny Ferro è un recupero della memoria dei fatti che hanno portato alla sua scomparsa; raggiunta la consapevolezza, il protagonista sceglie di agire, "chiudendo il cerchio". Seguire l'evoluzione della storia non è assolutamente facile, il regista fa costantemente ricorso a giochi di luci, colori e suoni che ispirano l'idea di trovarsi di fronte a flashback, o sequenze "oniriche"; i ruoli di alcuni personaggi non sono chiari; alcuni possono apparire addirittura superflui. Inoltre, la scarsità di risorse si fa sentire, malgrado l'impegno del regista e di molti tra gli attori, primo tra tutti Andrea Zirio. L'idea della rilettura in chiave moderna dei classici mi incuriosisce, tant'è che precedentemente ho visto il "Coriolanus" di Ralph Fiennes; il risultato è molto diverso, ma non per demerito della produzione italiana, che ha sicuramente avuto a disposizione meno mezzi.

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