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Ulysses: A Dark Odyssey

Regia di Federico Alotto vedi scheda film

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La recensione su Ulysses: A Dark Odyssey

di nickoftime
6 stelle

Prima di entrare nel merito del lavoro svolto da Federico Alotto nel suo Ulysses: A Dark Odyssey vale la pena considerare le implicazioni derivate dalla scelta di ispirare la vicende del film a un classico dell’epica antica come quello scritto dal poeta Omero duemila anni fa.  Se, come lo è, il nostos di Johnny Ferro – soprannominato Ulysses -, reduce di guerra impegnato nella ricerca dell’amata Penelope e nell’eliminazione di coloro che glielo vorrebbero impedire, potrebbe essere la trama di uno dei tanti film prodotti dall’industria hollywoodiana, si ha la misura di quanto gli archetipi presenti in uno dei  grandi classici della letteratura greca siano ancora oggi fonte d’ispirazione per le nuove generazione di cineasti. Per contro c’è da dire che, di fronte a una fonte cosi sfruttata e popolare, a essere decisiva non è tanto il rispetto filologico della materia quanto la capacità di saperla tradire con un veste rinnovata e originale.

 

 

Sotto questo profilo Alotto non è da meno dei colleghi inglesi e alla pari del make-up operato dai vari Branagh e Loncraine sul testo e sul contesto delle tragedie shakesperiane, ambientando la sua Odissea in un futuro a noi molto vicino (il 2020), in una megalopoli (Torino, trasformata in  Taurus City) caotica e multirazziale in cui il malaffare è controllato dallo spietato Michael Ocean, determinato a ostacolare in tutti i modi possibile i propositi di Ulysses.

 

Prodotto in maniera indipendente, ma con l’ambizione di potersi confrontare con le grandi produzioni straniere e americane, Ulysses: A Dark Odyssey rinuncia – per forza di cose – alla grandeur scenografica e alle sequenze pirotecniche (sostituite in maniera efficace da inserti d’animazione) per concentrarsi sulle antinomie iconografiche dei personaggi e sulla loro caratterizzazione, tratteggiata all’insegna dell’eccentricità visiva e umorale, con  esasperazioni drammaturgiche chiamate a trasferire sul piano emotivo la decadenza e il terrore che si respirano per le strade della città. Confezionato per il mercato internazionale, il mix tra cinema mainstream e sguardo autoriale è garantito dallo status e sopratutto dall’immaginario che regalano gli interpreti, tra cui vale la pena ricordare il Danny Glover di Arma Letale, qui  nella parte del cattivo, la Anamaria Marinca di  4 mesi, 3 settimane e 2 giorni scelta per  il ruolo di Penelope e, ancora, Udo Kier e Skin, la cantante degli Skunk Anansie.

(pubblicata su taxidrivers.it)

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