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L'eroe

Regia di Cristiano Anania vedi scheda film

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La recensione su L'eroe

di Furetto60
6 stelle

Buon esordio di Cristiano Anania. Bella prova di Salvatore Esposito

Giorgio, è un giovane e ambizioso giornalista, considerato però dai colleghi e dal capo una mezza tacca. Il direttore del giornale, scontento del suo operato, decide di trasferirlo in una redazione di provincia. Dopo che Giorgio si è ambientato, il cinico capo lo licenzia in tronco. Quando però, per mano di ignoti, viene rapito sul posto il nipote della più ricca imprenditrice locale, anche se come sapremo dopo, sull’orlo del fallimento, Giorgio viene reintegrato e riprende il suo lavoro di corrispondente. L’intero paese si mobilita alla ricerca del “mostro”. Giorgio nel frattempo avvia una relazione sentimentale con Marta e comincia un nuovo percorso professionale che lo condurrà a indagare alla ricerca del piccolo Carlo. Impegnato sull’investigazione e sulla ricerca delle prove che possano incastrare il rapitore, Giorgio guadagnerà il plauso dell’intero paese per il suo coraggio e la sua onestà, tratti caratteristici di un vero eroe, d’altra parte il colpevole o presunto tale, ha tutta l’aria di esserlo, è perfetto come capro espiatorio, è un ritardato con trascorsi ambigui. Il progetto cinematografico è raccontare una storia, allo stesso tempo realistica e metaforica, che tratti del rapporto perverso generato dalla costante ricerca di notizie ad ogni costo, a cui il mercato dell’informazione ha dovuto adeguarsi, anche quando l’attendibilità delle notizie è discutibile. In una società affamata di news, è sempre più facile e frequente sacrificare l’etica. Oggi le notizie sono ovunque e in tempo reale, i mass media non sono solo le obsolete tv o le radio, ma ci sono soprattutto i social e internet. Ovviamente che siano veritiere e non fake-news, non ha la minima importanza, conta divulgare l’avvenimento, per placare la sete di gossip, che da sempre attanaglia lo spirito dell’uomo. In questo contesto di perpetuo vouyerismo, possono emergere figure torbide come quella di Giorgio, un subdolo inventore di frottole, pronto a immolare “la verità”, pur di salire alla ribalta, sacrificando la vita altrui .Ciò che si intende raccontare non è tanto il mosaico dell’intrigo, quanto le reazioni generate e soprattutto un tema fondamentale, ovverossia la cosiddetta verità o quello che si vuole far credere. Spesso un’induzione mediatica artefatta, o una costruzione plausibile. Quando il grande circo mediatico, addita un colpevole o presunto tale e il mostro viene sbattuto in prima pagina o su “facebook”, sono tutti appagati, il pubblico ha il suo agnello sacrificale, da stigmatizzare e condannare, il giornalista o l’autore dello scoop, diventa protagonista e solo il diretto interessato, la vittima coinvolta e travolta suo malgrado, nella gogna mediatica, tritacarne dell’informazione, paga un prezzo salato, in termini di reputazione, o talvolta peggio, addirittura con la vita. L’opinione pubblica ha un bisogno viscerale di avere i suoi mostri e i suoi eroi. La nota vicenda di “Girolimoni” “docet”. I “cosiddetti mostri” ci rassicurano sul nostro conto, facendoci sentire migliori. Gli eroi, invece, servono a recuperare l’equilibrio, affinchè tutto torni alla “normalità”. Ambientare la storia in un piccolo paese di provincia,per la regia è stato strumentale, in un piccolo contesto gli effetti di una falsa notizia, vengono amplificati con più forza, in una sorta di “eco”. Salvatore Esposito, dismessi i panni di jenni Savastano ,sta dimostrando di possedere una buona cifra artistica, non da meno la vecchia “chanel” Cristina Donadio. Lo stile narrativo ha un tono a tratti tra il visionario e l’ onirico, tuttavia è un film riuscito e di interesse.

 

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