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The Night of the Plastic Bags

Regia di Gabriel Harel vedi scheda film

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La recensione su The Night of the Plastic Bags

di OGM
7 stelle

I sacchetti di plastica. I vincitori di domani. La speranza di un nuovo universo. Senza di noi.

E se la plastica, alla fine, vincesse lei. Uno scenario apocalittico, nel senso di rivelatore. Scoprire che anche gli oggetti possono avere un’anima, una volontà, un desiderio di crescere e moltiplicarsi. Soprattutto se sono stati creati per essere indistruttibili, onnipresenti ed immortali. Un po’ come gli dei. I sacchetti potrebbero non accontentarsi più del loro olimpo fatto di discariche appartate e distese oceaniche, e decidere di avanzare, un giorno, alla conquista del mondo, dei nostri spazi, della nostra materia organica, del nostro potere di essere ovunque, della nostra pretesa di non curarci di loro.  L’animazione di questo cortometraggio, dal tratto deliberatamente arieggiato, acquoso, traduce un incubo fanta-ecologico in un dramma umano dai contorni un po’ romantici, un po’ underground. Una storia banalmente tragica si consuma in una notte, nella vita di una coppia qualunque, ordinariamente tormentata e fallimentare come tante, per aprire la strada all’alba di un mondo nuovo. La rinascita è l’epilogo solare della distruzione, che annientando l’umanità, ne cancella gli errori, le indecisioni, l’angoscia, per riverniciare il paesaggio con i colori di una realtà interamente artificiale, in cui, però, la vita trionfa in quanto tale, ribellandosi alla morte come scoria del pensiero tecnologico, del futuro programmato. Il modello narrativo è antico, plasmato sul mito pedagogico del progresso che si ritorce contro chi lo insegue ad ogni costo: ma lo schema di atavica memoria  si lascia qui docilmente adattare alle forme arruffate di una modernità che ha perso l’orientamento, e il cui osare è, più che altro, un lasciarsi andare fine a se stesso, privato perfino dell’ancestrale senso dell’ignoto. Della leggenda si conserva solo la stanca vertigine della parabola discendente, del declino dell’eroe che ha sbagliato, e perisce proprio perché non più capace di dolersene. Il lui del racconto è vinto in partenza dalla generale mancanza di voglia. Si salva solo lei, poiché, per quanto perdente, è ancora in grado di aver paura, di avere fretta, di preoccuparsi e di desiderare. Intorno ad entrambi, cambiano la luce e le regole del gioco: loro non se ne accorgono, non riconoscono il nemico, non combattono, ma almeno lei si lamenta, mostra di non arrendersi. È ancora utile come vittima, come preda, come corpo che è sede di forza e di amore, in condizione di trasformare la sconfitta in un gioioso, inedito compromesso.  

 

scena

The Night of the Plastic Bags (2018): scena

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