Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Sembra che Tarantino stia prendendo sempre di più la tendenza a riraccontare la storia, con tanto di azzardato cambio di finale, con il fine di mettere in risalto i cosidetti "underdog" dello spettacolo o della vita mondana del passato. Personaggi dimenticati, o saliti alla ribalta solo per la durata di qualche stagione: un esercito di aspiranti divi che racchiude in se' la vera memoria storica delle decadi d'oro di Hollywood. La sceneggiatura che sembra un mosaico di piccoli trafiletti di quarantesime pagine di quotidiani dell'epoca, propone come personaggi secondari o semplici comparse delle vere icone (anche negative) di quegli anni come B. Lee, Manson, Polansky, Tate, etc. Tarantino é come un buco nero che fagocita dentro di sè qualsiasi pettegolezzo, diceria, personaggio da leggenda metropolitana dimenticata dandogli una veste nuova, brillante ed un po' pop. E come se prendesse un distributore scassato di coca-cole e lo restaurasse talmente bene da farlo diventare un pezzo d'arredo perfetto per una casa di lusso. Si potrà dire che non é un cinema che racconta molto, che poi per me non é necessariamente un difetto, ma la capacità di riesumare, rielaborare e dare un "abito di lusso" a vecchie storie di periodici dimenticati e ammuffiti in scaffali di qualche soffitta chiusa da decenni é un "magic touch" che solo Tarantino onestamente ancora possiede.
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