Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Nella Hollywood fine anni ‘60 Sharon Tate vive in compagnia di Roman Polanski in una casa di fianco a cui abita l’attore Rick Dalton (Leonardo Di Caprio). Rick beve troppo, cerca di dare il meglio di sé recitando in alcuni western dove ogni tanto dimentica la parte. Si fa accompagnare ovunque da Cliff (Brad Pitt), uno stuntman belloccio che un giorno verrà per caso in contatto con un gruppo di giovani hippies, gli stessi che - tempo dopo - gireranno nei dintorni della casa di Sharon Tate con intenzione omicide. Ma non riusciranno a concludere nulla: verranno accoppati da Rick e Cliff prima che possano fare del male a chicchessia.
Nella realtà sappiamo che le cose andarono in maniera diversa: nel 1969 Sharon Tate - incinta di otto mesi - venne assassinata nella sua casa insieme ad altre persone da un gruppo di folli seguaci di Charles Manson. Ma già come aveva fatto in Bastardi senza gloria, Tarantino impone la fantasia sulla realtà e celebra, in questo modo, la potenza del Cinema come strumento per creare una sorta di giustizia postuma. È così che la vicenda avrebbe dovuto andare e per un attimo - guardando il film - ci illudiamo che sia davvero andata così. Cinema che celebra se stesso, dunque: una rievocazione ironica - e velatamente malinconia - della Hollywood dei tempi andati. Un lavoro meno scoppiettante e più concettuale rispetto ad altri di Tarantino ma che risulta affascinante per il fatto di non svelarsi subito ma di arrivare lentamente e per vie traverse dove vuole arrivare. Brad Pitt così convincente da aggiudicarsi l’Oscar.
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