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C'era una volta a... Hollywood

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su C'era una volta a... Hollywood

di toal26
10 stelle

Un film di Tarantino, non alla Tarantino: recensione per chi non ha visto il film, da leggere prima che lo vada a vedere (perché è un film da vedere assolutamente)

“C’era una volta a... Hollywood” è un grande film. Per tanti motivi che però è molto difficile elencare senza anticipare nulla riguardo la trama (posso evitare di usare la parola spoiler? no, troppo tardi... ma prometto che è l’ultima volta). Non vorrei anticipare nulla perché a mio parere bisognerebbe vederlo sapendone il meno possibile o quantomeno soltanto ciò che la produzione del film ha deciso che si possa sapere. Tipo che per la prima volta Tarantino tratta di un fatto di cronaca reale: l’omicidio di Sharon Tate, moglie di Roman Polansky incinta di otto mesi, e di quattro suoi amici avvenuto l’8 agosto 1969 ad opera dei componenti della setta di Charles Manson.

Detto questo, ecco alcune considerazioni che vorrei proporre senza rovinare la visione:

  •      Non è strano che, per essere un film tratto da un fatto di cronaca vera, si intitoli come una fiaba con un bel “C’era una volta”? Non è affatto strano: nelle fiabe sono sempre messi insieme elementi reali e fantastici e nel film realtà e fantasia si può dire che stanno fianco a fianco sempre, camminano e abitano letteralmente l’una accanto all’altra.
  •      E’ indubbiamente un film di Tarantino ma non un film alla Tarantino. Nel senso che siamo un passo avanti nel suo percorso di ricerca estetica, cinematografica e, perché no, politica e filosofica. Si tratta della più efficacie e definitiva risposta che il regista poteva dare a chi lo critica sostenendo che la violenza delle sue pellicole sia gratuita e compiaciuta. 
  •      Anche in altri film Tarantino parte da situazioni reali come il nazismo in “Bastardi senza gloria”, la schiavitù in “Django unchained”, ma sono semplicemente contesti che vengono superati e trasfigurati, prima di tutto per un discorso politico con una netta presa di posizione, poi per lasciare spazio a ciò che veramente gli interessa: raccontare storie. Qui l’operazione è diversa: il contesto, il mondo del cinema hollywoodiano di fine anni ’60, non vuole essere superato, anzi è senza dubbio il protagonista del film. La storia si sviluppa in maniera inestricabile dal contesto e lì vuole rimanere. A tutti i costi. 
  •      Tutto il film è piacere di visione. Le scene si susseguono in maniera lineare ma mai scontata. Tutto il tempo necessario viene preso e lo spettatore è letteralmente portato per mano fino all’epilogo. Quasi sarebbe bello se questo fosse il pilota di una serie televisiva. Se Tarantino volesse farne una, ne verrebbe fuori qualcosa di imperdibile, tanto è l’amore per quel mondo e per quell’epoca che traspaiono da ogni inquadratura. 

Quanto è detto è per forza di cose incompleto poiché va integrato con la visione del film che ancora una volta invito caldamente ad avere. Se non altro per ritrovare in gran forma i due “vecchi” Leonardo DiCaprio e Brad Pitt e per scoprire una nuova attrice di cui sentiremo di sicuro parlare: Margaret Qually. 

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