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211 - Rapina in corso

Regia di York Alec Shackleton vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su 211 - Rapina in corso

di alan smithee
1 stelle

Al peggio non c'è mai limite, e questo film in fondo ce la mette tutta a dimostrarlo.

Una banda di mercenari fa irruzione in un hangar posto nel bel mezzo di un qualche deserto, per stanare il bieco lestofante riciclatore di denaro sporco che ha tentato di fregarli: lo trovano senza problemi e lo fanno fuori assieme a tutta la sua affollata scorta, preferendo questa soluzione definitiva alla eventalità di farsi restituire il maltolto con bonifici a marcia indietro: carpiti alcuni nomi di banche, la banda decide che i soldi se li andrà a prendere lei: come se il denaro inviato tramite canale informatico-swift, arrivasse fisicamente nelle casse delle filiali destinatarie di tali somme. Come succedeva nel Far West insomma.

Detto fatto, ritroviamo i loschi figuri, armati sino ai denti, a Los Angeles ad organizzare una sanguinosa rapina. Ciò che succede dopo, è ancor peggio, quanto a personaggi e a circostanze al limite della demenza.

Tratto da un fatto vero di una rapina particolarmente sanguinosa occorsa pochi anni orsono in Usa, il filmaccio di tal York Alec Shackleton prende spunto dal nucleo centrale della tragedia vera, per sciorinare ogni melensaggine più assurda, tra parentele fortuite e combinazioni scellerate impossibili da digerire o solo concepire come verosimili.

Ne esce fuori una versione involontariamente comica che si presta ad ogni malizioso fraintendimento possibile, tra poliziotti feriti che si proclamano morenti troppo presto, piagnucolano come verginelle, e si fanno riprendere per i figli nascituri, un padre quasi nonno ma anche vedovo che non va d'accordo con la figlia quasi-mamma, uno studentello nero bullizzato che finisce sempre per far la mossa risolutiva che lo mette sottoscacco, e la cui madre, guarda caso, è proprio la responsabile del Centro di socorso su cui confluiscono i primi feriti gravi a seguito delal strage; un direttore di banca marito amorevole che si sacrifica quasi comicamente per la causa: invoca "uccidimi" al suo carceriere, che lo asseconda senza battere ciglio; e Nicolas Cage, dal faccione espanso, che, al ritmo di sei film l'anno, non ne azzecca quasi più uno giusto e, avvinto da ingordigia senza controllo, evidentemente si fa scritturare in avventure improbabili e fracassone come questa senza minimamente degnarsi di leggere preventivamente e cautamente il copione, o almeno una bozza riassunta dello stesso, già in questo caso abbastanza leggero e inconsistente: ritrovandosi vittima illustre di scempiaggini come questa. In cui, tanto per citare un'altra boiata, il poliziotto nero guarda il collega Cage prima di partire a salvare il ragazzini nero dicendogli: "Sei mio fratello!".

Cage che tuttavia non è nemmeno l'interprete peggiore, tanto male riescono a fare gli altri che formano questo cast multiforme e particolarmente mediocre e dimenticabile, oltreché sconosciuto (e ci sarà pure un motivo plausibile per tutto ciò!!): una accozzaglia di interpreti particolarmente inespressivi od incolori, per nulla sostenuti, come non bastasse, da una sceneggiatura maldestra che li costringe a recitare ovvietà sconcertanti, o li impegna in scene madri melodrammatiche improponibili, o li occupa in atteggiamenti goffi o improbabili in cui l'occasione per riderci sopra supera l'annunciata drammaticità di fondo legata alla sanguinosa rapina all'istituto di credito prescelto.

Poi alla fine, dopo aver messo a ferro e fuoco tutto un quartiere, dopo che Cage ha sparato circa milel proiettili a vuoto, e i suoi compagni quasi altrettanti, i cinque o sei mercenari si fanno abbattere come dei pivelli, nel modo più veloce, sconclusionato e rapido possibile, trascinando il film verso il suo finale dolciastro in famiglia, agghiacciante come pochi.

Mezza stella perché nulla si può davvero salvare da una mediocrità francamente sconcertante. Solo la breve durata di tutta l'operazione, entro i 90 minuti, risulta alla fine il solo minimo appiglio di positività all'interno di un prodotto inqualificabile, che fa venir voglia di rivalutare le efferatezze cinematografiche del duo Golan/Globus, ai tempi dell'imperturbabile Chuck Norris. 

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