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La paranza dei bambini

Regia di Claudio Giovannesi vedi scheda film

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La recensione su La paranza dei bambini

di diomede917
8 stelle

Vincitore del premio per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino e tratto dal libro di Roberto Saviano, La Paranza dei Bambini è un film che ha come protagonista Napoli.

Una Napoli con i suoi vicoli, forse non con i mille colori come la cantava Pino Daniele ma popolata da bambini che diventano e sopratutto vogliono diventare grandi troppo presto.

La Paranza dei Bambini non è un film sulla Camorra 2.0 come viene raccontato in Gomorra; è un film su uno degli effetti collaterali che questo stile di vita offre. Un aspetto trattato velatamente in una delle storie raccontate nel film di Matteo Garrone ma che il regista Claudio Giovannesi, specializzato in storie di Gioventù bruciata, decide di trattare con delicatezza e poesia pur riconoscendo la violenza del contesto.

Fin dalla scena iniziale dove due bande di ragazzini si affrontano per rubare l'albero di Natale di Galleria Umberto, ormai diventata una consuetudine come il presepe, si capisce che il vero obiettivo è rappresentare la perdita dell'innocenza. Tutto è vissuto come una bravata in stile Ragazzi della Via Pal e condito da cori da stadio come una vera rivalità tra tifosi.

Ma i desideri di Nicola e i suoi amici Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò sono altri.

Sono i vestiti firmati, sono il tavolino nella discoteca più In di Napoli per fare colpo sulle ragazze, sono gli scooter più potenti per scorazzare tra Rione Sanità e Quartieri Spagnoli.

E sanno benissimo che per raggiungere tutto questo dovranno superare il punto di non ritorno fatto di spaccio di droga fino a sporcarsi le mani di sangue.

Nicola per la sua bramosia di potere si vende come una  banderuola al boss di turno (bellissima la scena di quando gioca a Call of Duty con il Boss di Ponticelli per allietare i suoi domiciliari)  inimicandosi piano piano tutte le bande di Napoli.

Ma la bravura di Claudio Giovannesi sta nel punto di vista scelto.

Evita accuratamente la violenza spettacolarizzata ed estratti di vita della malavita, puntando tutti  sulla parola "Bambini" che sta nel titolo.

I volti di questi ragazzi sono puri, puliti quasi angelici. Gli Occhi dolcissimi di Nicola il capo  banda (un Francesco Di Napoli bravissimo ed espressivo) mostrano una nobiltà d'intenti nella sua scelta di vita. Lui vuole conquistare il rispetto della sua gente non facendo pagare il pizzo, vero strumento di ingiustizia sociale. Coi soldi guadagnati compra le divise della squadra di calcio del quartiere e i mobili di casa per la mamma. Ammazza senza pietà un pusher e poi litiga col fratellino per le crostatine. 

Come in Fiore è nel racconto della storia d'amore tra Nicola e Letizia che emerge tutto il potenziale registico.

Un amore che inizia come una favola con tanto di palloncini rossi e un primo bacio nel loggione del teatro S. Carlo ma che finirà nelle mani del suo inevitabile destino.

Claudio Giovannesi riesce a dosare momenti di grande drammaticità a momenti di spensieratezza senza premere il pedale della retorica facendo, paradossalmente, un film lontano dai classici clichè dei film neo-realisti e più vicino come ritmo ai Gangasta americani.

Come si può notare nell'intenso e amaro finale che ricorda quei Western alla Sam Peckinpah dove non esistono eroi ma solo un "Mucchio Selvaggio" che va incontro al proprio destino.

Voto 8

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