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La Befana vien di notte

Regia di Michele Soavi vedi scheda film

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La recensione su La Befana vien di notte

di alan smithee
5 stelle

Paola fa la maestra in un piccolo comune montano del Trentino. E' amata dagli alunni e pure da un collega, ma nessuno conosce il segreto che questa graziosa ma apparentemente comune a tante maestre porta con sé: lei ha più di 500 anni, ed è la vera Befana, impegnatissima nel periodo dell'Epifania ad accontentare i desideri che i bimbi di ogni dove le indirizzano, e che lei custodisce in un anfratto segreto in cima ad una rocca montana. Tutto bene almeno fino al giorno in cui, proprio a ridosso dell'Epifania, Paola viene rapita da un folle che si presenta come Mr. Johnny, ed è a capo di una azienda produttrice di giocattoli. L'uomo serba in incontenibile astio nei confronti della Befana, perché la accusa di essersi dimenticato di lui vent'anni prima, e di avergli in tal modo compromesso la serenità legata all'infanzia.

Le sorti della maestra Paola pertanto saranno nelle mani di un gruppo intraprendente di scolaretti che, scoperto il mistero che ruota attorno alla vera identità della maestra, escogiteranno una rocambolesca fuga per liberare la propria insegnante, e salvare i destini della Befana, e i desideri di milioni di bimbi.

Favoletta più graziosa a dirsi che a vedersi, La Befana vien di notte faceva sperare assai bene per via del regista impegnato in questo curioso progetto: era logico mobilitarsi per veder tornare al cinema un nome fondamentale come quello di Michele Soavi, indimenticato regista di tre horror cult come Deliria, la Chiesa e La Setta, nonché autore di due noir cult assoluti (oltre che bellissimi) come "Dellamore, Dellamorte" e "Arrivederci amore ciao".

Un regista che da troppo tempo si concentrava in tv, ottenendo peraltro grandi apprezzamenti in termini di audience, ma tradendo in qualche modo per troppo tempo le attese di un pubblico di cinefili appassionato, che non ha mai scordato, ma anzi caso mai tendenzialmente rivalutato e portato allo status di cult queste sue opere sopra citate.

Il film del ritorno al cinema è una operazione senza dubbio curiosa ed originale, che denota pure un certo sforzo produttivo e una pregevole scelta a livello di location, di ambientazioni alpine amene, visivamente

in grado di risultare assai accattivanti.

Certo la storia è proprio poca cosa, se non la si riconduce ad una esile favoletta per l'infanzia, ove il carisma di tue mattatori del calibro di Paola Cortellesi (in qualche modo piuttosto sottotono, quasi in imbarazzo) ed in parte anche Stefano Fresi, finisce per soccombere.

Ma l'aspetto più difficilmente digeribile è la costruzione dei personaggi dei bimbi, snaturati e resi come piccoli adulti, banalizzati e relegati a raccogliere gli stereotipi di una infanzia tutta cliché di tipo pubblicitario.

Peccato perché la regia funziona, e Soavi sa cogliere, almeno in brevi preziosi flash, quel lato inquietante che ha dato smalto alla sua avventura cinematografica per troppo tempo abbandonata o trascurata, e valorizzando in momenti sin troppo fuggevoli, l'aspetto stregonesco di questa misteriosa figura di donna che avrebbe meritato ben più spazio di quello riservato agli scontati e mielosi bimbetti piuttosto banali.

Buone le scene d'azioni, ben dirette in un contesto alpino davvero esaltante.

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