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Sospesi nel tempo

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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Indy68

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sospesi nel tempo

di Indy68
8 stelle

A seguito di un tragico incidente stradale, avvenuto in circostanze misteriose, Frank Bannister, una volta architetto di successo, ha acquisito poteri sovrannaturali; infatti, è in grado di vedere gli spiriti dei defunti, e di interagire con loro. Così ha appreso che nel momento del trapasso le anime possono scegliere di andare verso la luce oppure restare a vagare come malinconiche ombre invisibili tra i viventi. Frank, sopraffatto dal dolore di un lutto passato, non è poi molto dissimile dai suoi amici spettri: conduce la sua esistenza senza uno scopo preciso, corteggiando a più riprese la morte e convivendo con essa. Quindi si è reinventato ’investigatore dell’occulto’ ed offre, naturalmente a pagamento, le sue prestazioni da medium, anche per liberare case infestate (ma i presunti poltergeist che le occupano in realtà sono tre innocui ectoplasmi che collaborano con lui). Un giorno però, grazie alle sue particolari facoltà paranormali, scopre che, dietro all’insolitamente crescente numero di decessi che da un po’ di tempo stanno funestando la comunità di FairWater, c’è un serial killer. Il problema è che il maniaco omicida è morto, ma è tornato dall’aldilà per perpetuare l’ecatombe. Frank comprende così che soltanto lui, con l’aiuto della sua squadra di fantasmi, potrà opporsi alla terribile minaccia che incombe sulla sua città.
‘‘Sospesi Nel Tempo’’ ha, nella filmografia di Peter Jackson, una posizione affatto particolare: unica (a parte il lungometraggio d’esordio‘’Bad Taste’’) tra tutte le sue opere, tratta da un soggetto personale (scritto a quattro mani con la moglie Fran Walsh mentre i due lavoravano a ‘’Creature del Cielo’’), e ultima pellicola prima dell’esordio hollywoodiano; una sorta di prova generale (produce Zemeckis che in un primo momento avrebbe dovuto dirigere) in cui sono rinvenibili tutti i tratti caratteristici del suo cinema a venire.
La particolare miscela di humour (che sia sottile, macabro oppure, talvolta, beffardo), fantastico ed horror che muove la narrazione è – e sarà- la sua personalissima cifra stilistica, insieme ad una sfrenato talento visivo ed ad una fantasia assai prolifica, assecondati dai superbi ed innovativi effetti speciali ‘fatti in casa’ (la ‘Weta’ società produttrice degli effetti speciali è di sua proprietà) coi quali si diverte a giocare sortendo una sorta di suggestione da ‘parco dei divertimenti’.
Ma i meriti del film non finiscono qui: il valore aggiunto è dato dal nutrito e ben assortito cast: il protagonista è Michael J. Fox (che ha già fatto coppia con Zemeckis nella pietra miliare del fantastico ‘’Ritorno al Futuro’’) che offre un’interpretazione sensibile e sofferta del suo personaggio (sarà il suo ultimo ruolo di rilievo nel cinema a tutt’oggi, causa la malattia che lo affligge e che, in quel periodo, cominciava a manifestare i primi sintomi) e se, sia Trini Alvarado (la dottoressa Lucy) dotata di una delicata bellezza, sia Jake Busey (il serial killer Johnny Bartlett), qui pur bravi e convincenti, non hanno avuto delle carriere significative, ci sono – come anticipato - delle presenze di rilievo ‘storico’ –almeno per gli appassionati del genere- intanto per cominciare John Astin (celebre protagonista nella parte di Gomez della serie televisiva ‘’La Famiglia Addams’’) che è il Giudice - ribattezzato in omaggio al citato ciclo di ‘’Ritorno al Futuro’’ ‘Doc’ - spirito di un ex pistolero del vecchio west; c’è Dee Wallace Stone (assidua frequentatrice del genere: protagonista de ‘’l’Ululato’’ di Joe Dante, ancora alle prese con canidi demoniaci in ‘’Cujo’’, è la mamma di Elliott in ‘‘E.T’’. fino ad arrivare al recente ‘’Halloween’’ di Rob Zombie) nella parte di Patricia l’ex fidanzatina di Johnny Bartlett, oggi perseguitata dal suo fantasma, e infine Jeffrey Combs che dopo aver irresistibilmente incarnato il personaggio lovercraftiano del folle e geniale scienziato Herbert West nei ‘’Re-Animator’’ di Stuart Gordon (e per questa interpretazione voluto da Jackson) e aver partecipato a innumerevoli pellicole horror (non tutte di qualità invero) qui regala una godibilissima e memorabile performance nella parte dello schizzatissimo, paranoide e inetto agente dell’F.B.I. Milton Dammers (addirittura ne suggerisce alcune caratteristiche come la pettinatura alla Adolf Hitler) esperto di culti e sette.
Ma va anche ricordata la comparsata-citazione-omaggio di Ronald Lee Ermey nel ruolo dello spettro del sergente Hiles, che rifà pari pari il leggendario Sergente Hartman di ‘‘Full Metal Jacket’’. Da menzionare infine Chi Mc Bride e Jim Fyfe, i due amichevoli fantasmi che vivono con Frank, Peter Dobson nel ruolo (divertente) del marito ottuso e –inutilmente- salutista di Lucy, ed il caratterista Troy Evans (lo sceriffo tontolone).
La sceneggiatura, coerente, dosa con equilibrio tutte le componenti del film e dipana i fili della storia in modo avvincente. La regia è brillante e vorticosa, il secondo ed il terzo atto scorrono senza pause alternando sequenze spaventose, buffe e commoventi. Finale a chiudere con l’energia rock della frizzante cover di ‘Don’t Fear The Reaper’’ (che altro?) dei Blue Oyster Cult, eseguita dai The Mutton Birds (gruppo di rock alternativo neozelandese).
In conclusione: prima dei trionfi meritati con il successo della trilogia del ‘’Signore degli Anelli’’ –che resta il suo lavoro più riuscito (si può parlare di capolavoro?!)- prima del fortissimamente voluto remake del ‘’King Kong’’ di Cooper e Schoedsack (soltanto parzialmente riuscito) e dell’altrettanto sentito ‘’Amabili Resti’’ (l’opera forse più meritoria, per aver portato sullo schermo la toccante vicenda immaginata da Alice Sebold), Peter Jackson firmava questo originale fanta-horror pervaso da un umorismo nerissimo, espressione embrionale delle sue opere successive (a rivederlo dopo i film citati c’è da sbizzarrirsi nel trovare gli elementi in comune). Voto 8.
 
Scena clou: ATTENZIONE SPOILER SPOILER SPOILER: Lucy, mentre Frank è detenuto in cella, va in perlustrazione a casa sua, la trova in stato di abbandono. Scostando una tenda però vede un giardino curatissimo, variopinto e rigoglioso, è l’unica parte della casa ben tenuta. Quell’angolo di verde era stato l’ultimo desiderio della moglie ed il motivo per il quale avevano litigato: lì invece del giardino prima c’era un mini campo da basket che lui aveva costruito ignorando la richiesta della donna. FINE SPOILER SPOILER SPOILER.
 

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