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Dear Ex

Regia di Mag Hsu, Chih-yen Hsu vedi scheda film

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La recensione su Dear Ex

di supadany
6 stelle

Far East Film Festival 20 - Udine.

Per quanto pensiamo di conoscere a fondo una persona, c'è sempre qualcosa che sfugge alla nostra comprensione. Chiaro, non tutti i segreti o i semplici non detti hanno lo stesso peso specifico, conta molto pure la durata della loro perpetuazione, ma piuttosto che sbraitare per una scoperta indigesta, il primo passo dovrebbe essere rappresentato dal tentativo di capire le dinamiche di quanto accaduto, senza emanare condanne sommarie.

Proiettare in avanti le proprie energie è sempre più importante del perdere troppo tempo guardandosi alle spalle con livore.

Alla morte del padre, un ragazzo viene a conoscenza della sua seconda vita, che lo vedeva sentimentalmente legato a un altro uomo, al quale per di più ha pure intestato la sua assicurazione sulla vita. Non si parla di un dettaglio di poco conto e l'ex moglie del defunto cerca in tutti i modi di rientrare in possesso del denaro, mentre il ragazzino è interessato a tutt'altro.

Infatti, vuole conoscere meglio chi ha condiviso con suo padre l'ultimo atto di vita.

 

scena

Dear Ex (2018): scena

 

Nella visione comune, il concetto di famiglia ha subito negli ultimi anni una mutazione molto forte, per cui le barriere costituite dalle regolamentazioni sociali non sono inclusive di tutte le variabili rintracciabili.

Con Dear ex, esordio alla regia per il duo composto da Hsu Mag e Hsu Chih-yen, i cambiamenti forzati, e tutti da metabolizzare con il tempo, assumono una dimensione rimarchevole e fortemente identitaria.

Un procedimento che prende il via da un dolore fresco - la morte di un affetto condiviso - per allargare i propri orizzonti senza rimanere intrappolato nelle strette maglie del dramma, portando a imparare pure a conoscere se stessi, inscenando una variopinta gamma di legami, ricorrendo a caricature pop sovraimpresse alle immagini, che innalzano la densità dell'intuitività, come succede a dei fiori cresciuti di colpo su un prato verde.

Una scelta che, insieme a una mappatura degli spostamenti non richiudibile in un circuito chiuso, rende Dear ex atipico, esattamente come lo sono i suoi personaggi, liberi di muoversi su layer differenti, andando avanti e indietro nel tempo, prendendo bivi sulla base di scelte istantanee.

A questo principio di indeterminatezza, tra rapporti di attrazione e repulsione, con tanto cuore ma da trovare dopo aver dragato un adiposo strato di malessere, fa seguito una composizione irregolare, assolutamente non prevedibile, ma anche dagli esiti discontinui.

Un pregio che quindi si fa anche limite, ma siamo pur sempre di fronte a un'opera prima, per cui l'invitante sensazione offerta da una ventata di aria incontaminata è più performante di squilibri che talvolta tagliano la continuità.

Speziato, al punto da trasmettere un sapore inusuale, non necessariamente di prima qualità ma da assaggiare.

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