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Mori, the Artist's Habitat

Regia di Shuichi Okita vedi scheda film

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La recensione su Mori, the Artist's Habitat

di alan smithee
7 stelle

20 FEFF UDINE

Gli ultimi decenni di vita dell'artista Kumagai Morikazu, trascorsi entro un eremitaggio prescelto all'interno della propria semplice abitazione con giardino attiguo, una giungla in miniatura entro la quale il maestro desiderava ardentemente, e più di ogni altra cosa, perdersi e trascorrere le sue giornate meditative.

L'artista della semplicità, assai noto in Giappone, ma sconosciuto all'estero, dei fiori e dei gatti, nonostante la sua ritrosia, era spesso oggetto di peregrinaggio da parte di curiosi ed appassionati.

L'uomo non cacciava nessuno dalla sua dimora, ma non nascondeva il disagio e l'indifferenza provata nel ricevere quei visitatori così stupefatti, così distanti dal suo mondo, fatto di osservazione, di primi piani su insetti, su osservazioni lunghe ore ed ore per capire quei meccanismi automatici che guidano istintivamente quegli esseri piccoli ma complessi, a spingersi attraverso il creato.

Poi arriva la civiltà, e la minaccia rappresentata dalla costruzione di un grande palazzo di cemento a ridosso del giardino del pittore, finisce per creare indignazione da parte dei discepoli dell'artista ancor più che da egli stesso, che con la placida indifferenza ed il cauto distacco, recepisce, ma pare ignorare, o saper guardare oltre.

on Mori, The Artist's Habitat, il regista Okita Shuichi ci racconta l'ultimo trentennio placido e contemplativo di un uomo che non possiamo, già solo dopo pochi minuti di visione, amare ed apprezzare in questa sua scelta ardita ma lungimirante, forse egoistica, ma attuata con la libertà e serenità di pensiero di un bambino che agisce istintivamente.

Bello seguirne le lente movenze, pedinarlo lungo un giardino che, visto dal sottosuolo, appare una giungla sterminata, per ridursi ad un fazzoletto di giardino quando il punto di vista si eleva sino a raggiungere la soletta del mostro di cemento che finirà per lambire l'umile proprietà del maestro.

Il film risulta riuscito, bizzarro ma mai enfatico, schietto e semplice in linea col personaggio che si accinge a presentarci, a descriverci, quasi a dipingerci con le sue elementari ma chiare linee guida. 

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