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Freaks Out

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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La recensione su Freaks Out

di mck
6 stelle

Cari Fottutissimi Amici, ovvero: Non per farmi li cazzi tua, eh, ma per regola’ li mia… Chi è che ha rubato i fascisti? Perché, d’accordo, sarà pure faticoso stanarli dalle fogne, ma l’assenza di qualsiasi tentativo di ripresa di una qualsivoglia camicia nera pesa, diocristo.

 

 

Alla seconda prova dopo il dicensi folgorante esordio di “Lo Chiamavano Jeeg Robot”, Gabriele Mainetti co-produce (con la sua Goon Films, assieme alla Lucky Red di Andrea Occhipinti, al MiBACT e a Rai Cinema, che lo porta sul grande schermo - passat’ormai un bel lustro abbondante (causa post-produzione prima e CoViD-19 poi) da quell’exploit - con 01 Distribution, mentre allo streaming ci penseranno Amazon e molte altre piattaforme), sceneggia - senza Menotti, ma ancora con Nicola Guaglianone (che davvero mi sembra più un tipo da Carlo Verdone piuttosto che da Sergio Leone) -, dirige e musica (con Michele Braga) - mettendoci, fra le altre, una ("pre")cover di "Creep" al pianoforte x 12 dita, con immediatamente successivo riferimento torturale al videoclip di "No Surprises" - questo “Freaks Out”, un supereroistico-storico con protagonisti degli “Inglorious Basterds” controvoglia (con eco da “New Mutants” e “the Shape of Water”), immergendolo in un’Italia fascistissima dalla quale è espunto proprio, 5 anni dopo la promulgazione delle italianissime Leggi in Difesa della Razza, ogni accenno al fascismo (solo una battutella sul Re, “Sciaboletta”), colonizzata dai nazisti e la cui modernità, ben prima dei titoli di coda celebranti o stigmatizzanti, fra i tanti, la messa in orbita dello Sputnik, la guerra del Vietnam, il disastro di Chernobyl, la caduta del Muro di Berlino, i fatti di piazza Tienanmen, il genocidio del Ruanda e il muro israeliano di separazione e confinamento palestinese, sta tutta nelle macerie non di San Lorenzo, erette dagli Alleati due mesi prima, ma del Foro Romano (“Boris” docet).

 

 

Parte un po’ bolso e ritmicamente bleso, ma poi un cavallo scosso sommerso da tonnellate di mattoni e calcinacci prodotti dall’arrivo dei bombardieri pesanti quadrimotori (le fortezze volanti B-17 della Boeing e i Liberatori B-24 della Consolidated) sembra riportare il tutto alla realtà (delle cose e dei fatti, non come genere cinematografico), e la tensione creata e conquistata si mantiene sino alla fine, però al contempo “Freaks Out” si dimostra uno di quei (bei) film-opera lirica, nel senso che ti sembra di seguirli con il libretto in mano, tanto sono prevedibili: poteva essere un piccolo capolavoro (encomiabile il fatto che degli effetti di una pallottola entrata dalle reni ed uscita dal ventre non lesina sulle conseguenze, tipo che il morto prima di spirare fa in tempo ad accorgersi di che colore sono le sue trippe sbudellate), è solo un bel film che non “riscrive” la storia come Quentin Tarantino, ma la scarabocchia, abitato però dagli sguardi di Aurora Giovinazzo (un po' Emilia Clarke in "Game of Thrones", un po' Sophie Turner in "Dark Phoenix" e un po' Jennifer Lawrence in "Mother!") e Max Mazzotta, ché ce li farem bastare. Chiudono il cast un ottimo Giorgio Tirabassi, un bravo Pietro Castellitto, e poi Claudio Santamaria (che in alcune parti si auto-doppia non alla perfezione), il talento teatrale di Giancarlo Martini, detto Meridiana, e il buon lavoro di Franz Rogowski. Completano il validissimo cast: Michelangelo Dalisi, Olivier Bony, Eric Godon, Anna Tenta, Emilio De Marchi e Astrid Meloni. Un’altra bella faccia da ricordare: Francesca Anna Bellucci. Fotografia: Michele D’Attanasio (il Paese delle Spose Infelici, In Grazia di Dio, lo Chiamavano Jeeg Robot, Veloce Come il Vento, Dov’è Mario?, Capri-Revolution, Tre Piani, l’Ombra del Giorno). Montaggio: Francesco Di Stefano (qui al suo primo lavoro veramente importante). Effetti speciali (coordinati da Maurizio Corridori & una caterva d'altri) meravigliosamente incrociati fra artigianalità analogica esplosiva e digitalizzazione pittorica. Girato dentro il GRA e le mura, e fuori porta, in Sila. E sì, più “la Vita è Bella” che “Freaks”, ovviamente. Con Mario Monicelli che da oltre l'obbiettivo del tempo osserva e, forse, non bestemmia (troppo forte, almeno).

 

 

Cari Fottutissimi Amici, ovvero: Non per farmi li cazzi tua, eh, ma per regola’ li mia… Chi è che ha rubato i fascisti? Perché, d’accordo, sarà pure faticoso stanarli dalle fogne, ma l’assenza di qualsiasi tentativo di ripresa di una qualsivoglia camicia nera pesa, diocristo.

* * * ¼ - 6.5          

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