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Freaks Out

Regia di Gabriele Mainetti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Freaks Out

di axe
9 stelle

Dopo l'armistizio del 1943, l'Italia è occupata dalle truppe tedesche. Le SS al loro seguito avviano le deportazioni degli ebrei ed esercitano un ferreo controllo sul territorio. Contemporaneamente, quattro "freaks", persone con caratteristiche fisiche inconsuete e misteriosi poteri, vivono realizzando spettacoli itineranti al seguito dell'ebreo Israel, proprietario del Circo Mezzapiotta. Intuendo il gravissimo pericolo che corre rimanendo in Italia, Israel sceglie di partire per l'America e convince i compagni a seguirlo, ottenendo da loro una somma di denaro, necessaria a procurare falsi documenti per l'espatrio. Recatosi a Roma, l'uomo sparisce; i "freaks", preoccupati un po' per lui, un po' per il cospicuo gruzzoletto, vanno a cercarlo in città, ignari di essere essi stessi oggetto di una ricerca. Il fanatico nazista Franz, un altro "freak" con sei dita per mano e capacità di leggere nel futuro, ha intuito l'arrivo di quattro persone dagli eccezionali poteri; desiderando sfruttare le loro capacità come armi segrete a vantaggio del Terzo Reich, del quale ha previsto la caduta, ha allestito anch'egli un circo, il Berlin Zircus, nell'arena del quale si esibisce con successo come pianista, conducendo, tra uno spettacolo e l'altro, orrendi esperimenti sui "freaks" che di volta in volta gli si offrono come artisti. Il regista romano Gabriele Mainetti, già noto per il film di grande successo "Lo Chiamavano Jeeg Robot", dirige e produce un'opera multiforme, originale, ottimamente riuscita sotto quasi ogni aspetto. Il periodo più buio del '900 fornisce il background per un racconto nel quale i dettagli storici, pur ben noti allo sceneggiatore, sono rielaborati e sfumati in una connotazione fantastica, al fine di dar vita ad una eccezionale "favola nera", la quale, nonostante un fine relativamente lieto, approfondisce temi drammatici e ben connessi alla realtà. I principali personaggi del film sono dei "diversi". Il gruppo dei "buoni" è costituito da Fulvio - un uomo smisuratamente peloso dalla forza erculea - Cencio - un albino in grado di controllare gli insetti - Mario - un nano superdotato con la facoltà di attrarre metalli - e Matilde, un'adolescente "elettrica", in grado di accendere lampadine tenendole in bocca e dare la scossa a chi entra in contatto con il suo corpo. Sono persone la cui sorte è inevitabilmente segnata dal possesso delle loro doti; quale più, quale meno, tuttavia, hanno imparato a convivere con esse trovando un equilibrio e potendo godere dell'amicizia l'uno verso l'altro. Ben diversa è la storia di Franz, il villain. Cresciuto in una famiglia di antica tradizione bellica, gli è stata preclusa, avendo sei dita per mano, la carriera militare. Ha delle ottime doti. Le dita in più gli conferiscono una capacità non comune al pianoforte; inoltre, ha delle premonizioni, grazie alle quali può conoscere elementi della storia futura. Tutto ciò non lo porta ad una crescita morale, poichè, colmo di risentimento e consapevole di aver deluso la famiglia - in particolare il fratello, divenuto fiero ufficiale delle SS - sceglie di riporre cieca fiducia nel nazionalsocialismo ed in Hitler, finendo per compiere nefandezze nel loro nome. Franz è un personaggio tragico, condannato ad essere disperatamente solo - nonostante la costante presenza, al suo fianco, dell'apprensiva fidanzata Irina - in quel mondo di perfezione formale nel quale ha scelto di vivere. La sua folle ricerca non è volta esclusivamente alla realizzazione di un'arma segreta; ha, probabilmente, l'inconsapevole speranza di trovare qualcuno nelle sue stesse condizioni, con il quale entrare in qualche modo in sintonia e lenire la sua angoscia. Una volontà irrealizzabile; Matilde ed i suoi compagni vivono, di fatto, in un altro mondo. Ce lo indica la stessa rappresentazione che ne dà il regista, connotandoli come persone della nostra contemporaneità. Si esprimono in un dialetto romanesco molto attuale, che strizza l'occhio alla nostra gioventù. Al tempo stesso, come già scritto, non rinnegano la loro diversità; ma sanno convivere nella migliore maniera possibile con essa. Ancora più "progressista" è un altro personaggio di rilievo, il Gobbo, al comando di una banda di ribelli, l'appartenenza alla quale sembra consentita solo ad invalidi, di qualunque provenienza essi siano. L'improbabile gruppo partigiano si rivela abilissimo in battaglia, poichè i singoli agiscono all'unisono, sia pur sotto gli ordini "abbaiati" dal suo stizzoso capo. Questi partigiani appaiono molto improbabili; forse il nostro presente non è ancora pronto per loro. Altra tematica di rilievo è la Shoah. Nonostante la presenza di elementi fantastici, sulle deportazioni degli ebrei la sceneggiatura non inventa nulla. Mostra quella che fu la realtà; persone radunate, incolonnate, inviate con prepotenza verso una stazione, ammassate in vagoni ferroviari; inviati verso una destinazione ignota, in un viaggio per i più senza ritorno. Questo tema, pur rimanendo sullo sfondo della vicenda principale, ricorre continuamente ed è una cosa positiva. Il film parla il inguaggio dei giovani d'oggi, ed essi non possono che trarne insegnamento. Molti altri elementi della messa in scena non hanno pretese di verosimiglianza. Dalla bocca dei personaggi apprendiamo qualche nozione sul contesto storico; il resto ce lo comunicano le ambientazioni e le scenografie. Scorci di una Roma sospesa nel tempo, con le sue rovine ed il fiume che da sempre l'attraversa, s'alternano ad immagini di una fitta faggeta, tradizionale rifugio dei ribelli; campagne e boscaglie sono teatro dell'azione. Lo splendore di facciata del Zircus Berlin contrasta con l'atmosfera buia e malsana, ricca di echi steampunk, degli antri nel retro, nei quali l'ambizioso Franz conduce i suoi esperimenti. Notevole il livello della recitazione. Ottima interpretazione di Aurora Giovinazzo, per la sofferente Matilde, incapace di accettare il proprio "dono". Solo nell'epilogo matura quella forza interiore che la rende in grado di controllarlo, generando una catartica esplosione di luce che neutralizza la minaccia avversaria. Molto bravi Pietro Castellitto - Cencio - Claudio Santamaria - Fulvio - e Max Mazzotta nei panni dell'istrionico Gobbo. Tra le scenografie, la più fantasiosa è senza dubbio quella della "base operativa" di Franz; il suo colorato circo accoglie un rimescolamento di tutta l'iconografia nazista, con svastiche, croci di ferro, aquilotti e rune varie. Il ritmo del film è sostenuto; l'autore bilancia i tempi dedicando attenzione ora ad uno, ora ad un altro, dei tanti personaggi sulla scena. Ho trovato esageratamente lunga la battaglia finale. Apprezzo la scelta di chiudere il racconto con movimentate - e gustose ! - sequenze di combattimento; ma qualche minuto in meno non avrebbe guastato. O, al limite, poteva essere dedicato all'approfondimento di altri personaggi, diversi da Franz e Matilde. Al di là di questi aspetti, il mio giudizio è estremanente positivo. Mainetti dimostra di avere un grande coraggio nel reinterpretare in chiave favolistica una pagina nera della Storia relativamente recente, ed il risultato, senza dubbio, lo premia. Emoziona lo spettatore con la maestosità di alcune inquadrature, e la descrizione di sentimenti dirompenti; lo colpisce mostrando esplosioni di forte violenza; gli dà soddisfazione mostrando i "freaks" battersi con successo contro orde di SS; lo fa sognare grazie alle evocative ricostruzioni di ambienti e costumi; lo intrattiene alternando sapientemente il dramma alla commedia, usando il linguaggio dei giovani e senza mai cadere nel trash; lo spinge alla riflessione introducendo temi saldamente connessi alla realtà. 

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