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Mi ameranno quando sarò morto

Regia di Morgan Neville vedi scheda film

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La recensione su Mi ameranno quando sarò morto

di mm40
6 stelle

Documentario sulla realizzazione de L’altra faccia del vento, il quasi-mitologico ultimo film di Orson Welles, che il regista americano non riuscì a ultimare in vita nonostante anni di lavorazione, di riprese e di montaggi provvisori, nonché un cast eccezionale.

Se L’altra faccia del vento è poco meno che una leggenda per la settima arte, allora non sorprende che la sua uscita sia stata accompagnata da un documentario che ne racconta la complicata gestazione, lavorazione e postproduzione. Un lavoro pressochè infinito, partito nel 1970 con Orson Welles, un budget ridotto e un manipolo di attori e di collaboratori tecnici, e finito ufficiosamente sei anni più tardi, dopo una serie di riprese a intermittenza che hanno coinvolto sempre nuovi compagni di set e che sono durate il tempo di esaurire i relativi budget a disposizione. Ma il film era ancora lontanissimo dal vedere la luce: Welles ne montò solo una parte e lasciò istruzioni al collega Peter Bogdanovich e alla compagna Oja Kodar, entrambi fra i protagonisti de L’altra faccia del vento, ed entrambi impegnati nei successivi quarant’anni (!) per dare finalmente la luce a questa pellicola. A dire la verità poco più di trenta, non quarant’anni: Welles è morto soltanto nel 1985 e viene spontaneo chiedersi come mai non abbia messo lui stesso mano negli ultimi anni della sua vita al materiale girato; nemmeno la fitta serie di interviste che Morgan Neville conduce in questo documentario con chi sul set (sui set, anzi) de L’altra faccia del vento c’era, riesce a svelare il mistero. Anche le dichiarazioni, qui riprese, che Welles stesso fece in quegli anni non fanno che generare e ingigantire altri dubbi: spesso sfuggente e addirittura sarcastico al limite del paradossale, il regista non chiarì mai le ragioni che lo portarono ad abbandonare il suo grandioso e tanto pubblicizzato ultimo progetto. Ciò che si capisce in Mi ameranno quando sarò morto è però che Welles realmente voleva girare un lavoro fuori dai canoni, sorprendente, sperimentale: ma fino a che punto? E fino a che punto potrebbe essere vera questa teoria? 6/10.

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