Regia di Kevin Spacey vedi scheda film
Sicuramente Spacey ha visto (e apprezzato) “L’isola di corallo” (esplicitamente citato con un poster sul muro del bar in cui si svolge il fim). Come nel capolavoro di John Huston, l’unità di spazio e di tempo, lo svolgimento della storia tutta all’interno di un bar, l’angoscia claustrofobica e la contrapposizione, mai netta, ma sempre ambigua e sfumata, nonché realistica, tra buoni e cattivi, caratterizzano questa opera piccola e brillante. Un thriller teso e raffinato, che avvince dal primo all’ultimo minuto anche grazie ad un ottimo cast. Esecrabile la scelta dei titolisti italiani che hanno vanamente tentato di richiamare “I soliti sospetti” sfruttando l’accostamento con Spacey (lì rivelazione attoriale, qui solo regista). Meglio il titolo americano che fa riferimento alla metafora dell’alligatore albino, fondamentale per lo svolgimento del film e per comprenderne la ratio che lo ispira.
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