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La vita in un attimo

Regia di Dan Fogelman vedi scheda film

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La recensione su La vita in un attimo

di Furetto60
6 stelle

Film a incastri,Intricato e complesso. Buona la prova degli attori

L’incipit è soprprendente. Il film prende avvio, attraverso un curioso prologo tarantiniano, narrato da Samuel L. Jackson, che poi altro non è che una scorsa sconcertante, nella mente di un individuo devastato dal dolore. E’ Will Dempsey, uomo alla deriva per la scomparsa della moglie, che ad un’attonita psicanalista, prova a spiegare la sua storia d’amore. Sui personaggi di Isaac e di Olivia Wilde è incentrata la prima parte. Attraverso un racconto in flashback, dall’innamoramento alla conquista, in mezzo un andirivieni di sentimenti, un ritmo altalenante tra passato e presente. Proprio in uno dei tanti flashback, il film propone la sua tesi , come da titolo confida nel più sorprendente e inaffidabile dei narratori, la vita stessa, invocata per raccontare una vicenda tragica, con tutto ciò che implica, ma di fatto inadeguata al racconto, pronta a sviare e falsificare le piste, ad ogni piè sospinto. La seconda parte del film ci porta in Andalusia, a seguire la storia del piccolo Rodrigo, figlio di un raccoglitore di olive, al quale il ricco Mr. Saccione, un Antonio Banderas da Mulino Bianco, però senza le galline cui di solito rivolge la parola nello spot medesimo, ha affidato la gestione del suo terreno, offrendogli in cambio ospitalità e sostegno economico, ma Rodrigo è testimone involontario di un brutto incidente in cui muore, guarda un po’, la madre della sua futura sposa e questo episodio, da una svolta alla sua vicenda, il bambino dopo il forte choc, cade in depressione e per curarlo occorrono mezzi che il padre non possiede, ma Mr. Saccione sì e quindi sarà Banderas, peraltro innamorato della di lui madre, a provvedere all’educazione e al mantenimento di Rodrigo, insomma la storia si complica, in questa macchinosa struttura narrativa, fatta di audaci interconnessioni della trama. L’epilogo della parabola tematica, non può che essere la forza dell’amore, come unico motore e scopo, per una vita degna di essere vissuta. Fogelman è un cineasta abile, che ama sovvertire le convenzioni narrative, un altro dei tratti distintivi della sua scrittura, è l’integrazione di registri di natura opposti, la leggerezza, che si accompagna all'esplorazione di traumi devastanti. Fogelman gira un film ambizioso, e finisce col raccontare una storia troppo intricata e affollata, che cambia passo e scenario troppo in fretta e lascia in sospeso troppi spunti, narrativi. Tra balzi temporali, nuovi personaggi introdotti, il film, brucia in fretta, il suo potenziale, i personaggi non hanno il tempo di assestarsi, trascinati dagli eventi. Il regista si rivela incapace di approfondirli e darci spessore. Quello di Olivia Wilde, ha un passato tormentatissimo, fatto di traumi e abusi terribili, che però non incide minimamente sulla storia, lei è illuminata dalla luce dell'amore, il grande dono che tutto purifica e salva, anche la tragedia, persino la morte. I personaggi che si avvicendano sullo schermo, sembrano far parte di un flusso incostante di fatti, avvenimenti situazioni, che si susseguono freneticamente. Si va di fretta, troppo, con scarti e gimcane vertiginose, mentre la trama sembra concentrarsi su una storia e un personaggio, improvvisamente, si discosta e si concentra su un altro personaggio, per raccontarci la sua storia e i suoi drammi, per procedere ancora oltre, e così via, fino alla risoluzione di un copione, molto più semplice e lineare di quanto tutti questi stacchi e intrecci narrativi, la facciano sembrare. I temi affrontati e le riflessioni sono però sempre uguali, nonostante il cambio di attori, personaggi e luoghi geografici. Si innesca una sorta di cortocircuito narrativo sfiancante, che procede solo grazie alle prove maiuscole degli attori, tutti in ottima forma perfino Antonio Banderas, per quanto istrioneggiante, ma né lui, né Oscar Isaac e Olivia Wilde e tutti gli altri ottimi interpreti, però, riescono a sostenere il peso di una sceneggiatura eccessivamente arzigogolata  e straripante di informazioni, personaggi e storie che fa facilmente perdere il filo allo spettatore

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