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El dia de la bestia

Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su El dia de la bestia

di JekSpacey
8 stelle

Angel è un prete e professore di teologia che, dopo 25 anni passati a studiare il libro dell’Apocalisse, scopre al suo interno, con un complicato sistema di numerologia, la presenza di un messaggio segreto riguardante la nascita dell’Anticristo. Tale nascita avverrà il 25 dicembre del 1995 a Madrid (anno in cui è uscito il film) e sarà del tutto simile alla nascita di Gesù a Betlemme.
In seguito alla sconvolgente scoperta, padre Angel cerca in tutti i modi di mettersi in contatto con il demonio per venire a conoscenza del luogo della nascita dell’Anticristo e poter quindi intervenire e salvare il mondo.


Álex de la Iglesia è un regista che ho scoperto da pochissimo ( infatti questo è solo il terzo film che vedo diretto da lui dopo ‘Le streghe son tornate’ e ‘La comunidad’), ma che sto già cominciando ad amare per via della sua unica ed autentica formula cinematografica: un mix esplosivo tra commedia, horror e grottesco. 
Ovviamente in ognuno dei tre film che ho visto il dosaggio di questi tre elementi è variabile: ne ‘Le streghe son tornate’ prevale l’elemento grottesco (specie nei dialoghi assurdi tra le streghe e la loro famiglia), ne ‘La comunidad’ prevale l’elemento commedia, ed infine ne ‘Il giorno della bestia’ prevale l’elemento horror. 
Come detto prima, però, è importante soprattutto la mescolanza di questi tre generi cinematografici, che insieme danno un senso di completezza e di unicità alle opere di cui sopra. 
Venendo a ‘Il giorno della bestia’, oltre alle ottime atmosfere cupe, la prima cosa che mi ha colpito è la caratterizzazione dei personaggi, che si mantiene su un regime squisitamente grottesco. 
Degne di nota sono innanzitutto le due spalle del protagonista: José Maria, un metallaro rimbambito dagli acidi e dal death metal, e il professor Cavan, un esperto di occultismo e conduttore di una trasmissione televisiva (di dubbia qualità) che si occupa delle medesime tematiche. 
Tuttavia, anche i personaggi più marginali non hanno la benché minima aura di approssimazione, a partire dalla madre di José Maria, burbera proprietaria della pensione dove padre Angel si stabilisce la notte prima del fatidico giorno della bestia, a Nina, inserviente della pensione di cui José Maria è attratto, e tassello fondamentale per la riuscita dell’invocazione demoniaca ordita da Padre Angel, al nonno di José Maria, un personaggio in perenne stato di allucinazione a causa degli acidi ‘gentilmente’ somministratagli dal nipote, che se ne va in giro per la pensione completamente nudo e non biascica mai una parola.

 ( foto del professor Cavan interpretato da Armando De Razza)


Ci tengo a precisare che l’accezione di grottesco a cui mi riferisco è semplicemente quella riguardante il significato etimologico della parola, e non il suo significato ‘cinematografico’. 
Si tratta di personaggi strani, imprevedibili, contrastanti a livello caratteriale, che agiscono in un contesto altrettanto particolare, ma ovviamente non c’è nessun collegamento con il cinema pasoliniano, dove il grottesco è sinonimo della messa in questione  della gerarchia dei valori costituiti e al tempo stesso è affermazione della potenza rigenerativa della vita, o con il cinema di Elio Petri, che perde la fase di affermazione per farsi soltanto momento di negazione (trattasi infatti di ‘grottesco nero’).
Al di là di queste inutili elucubrazioni, se si vuole proprio cercare una leggerissima eco pasoliniana (assolutamente non voluta), si potrebbe pensare alle caratteristiche fisiche di alcuni personaggi: i tratti bizzarri del viso di Nina, o gli occhi strabici del capo della sicurezza, elementi che non fanno altro che innalzare il regime di straniamento della pellicola. 
Ma, come detto prima, trattasi di inutili elucubrazioni, il mio intento è semplicemente quello di specificare quale sia l’accezione di grottesco a cui mi riferisco, ovvero ciò che, in senso stretto, risulta strano e destabilizzante (come la maggior parte dei film di Lynch).

  (foto di Susana interpretata da Maria Grazie Cucinotta)

Come accennavo all’inizio, tra i tre elementi fondamentali del cinema di de la Iglesia, questo film sembra far prevalere quello più propriamente horror, in particolar modo per via del tema macabro cui fa riferimento: la nascita dell’ Anticristo, che è stato tra l’altro trattato da due horror di culto come ‘Rosemary’s baby’ e ‘Il presagio’. È, quindi, anche implicita una dimensione citazionista.
Tuttavia, la dimensione horror che caratterizza gran parte delle atmosfere del film, è ammorbidita dalla presenza di personaggi divertenti e bizzarri che conferiscono quindi alla pellicola una identità che si colloca perfettamente nella black comedy (il risultato della triade di cui parlavo sopra). 
La sequenza in casa del professor Cavan è la risultante perfetta di questi elementi: inizia in modo del tutto ironico e finisce nel più macabro dei modi possibili. Ed è proprio in questa sequenza che si sedimenta una possibile chiave di lettura della pellicola: dopo varie peripezie padre Angel, con l'aiuto del professor Cavan e del metallaro José Maria, riesce ad evocare il demonio, il quale dopo una breve ma intensa apparizione lascia loro un messaggio in codice che li esorta a non continuare il loro maldestro tentativo di salvare il mondo. Dopo la fuga dei tre personaggi dalla casa ospite del rito occulto tutto diventa più allucinato, quasi psichedelico, e i piani del reale e dell'immaginario sembrano raggiungere l'indiscernibilità deleuziana. Tale ipotesi trova conferma nel fatto che per la realizzazione del rito occulto fosse necessaria, oltre al sangue di una vergine, l'assunzione di un fungo allucinogeno. Ciò potrebbe quindi significare che la creatura demoniaca che i tre personaggi hanno visto subito dopo il rito e nella sequenza finale del fim, fosse semplicemente il frutto di una allucinazione collettiva dovuta agli acidi.
La frase pronunciata da Padre Angel ad un certo punto della pellicola ('si vede quel che si vuole vedere') è in questo senso significativa ed eloquente, e può essere interpretata come una critica alla tendenza umana a costruire miti sulla base di stupide credenze. L'unica realtà è che il male esiste, ma non è altro che l'umanità stessa, che nella sua ossessione diviene preda di uno stato allucinatorio.
Per quanto riguarda il lato tecnico, tutto si mantiene su un livello standard. Regia, sceneggiatura, fotografia e scenografia sono semplici ma efficaci, e trovano solo nel loro insieme una identità ben definita.
'Il giorno della bestia' è, quindi, un film divertente e dal ritmo esilarante, ma che riesce anche a far riflettere sulla condizione di totale inettitudine dell'umanità.
VOTO 7,5

 

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