Regia di Agnieszka Holland vedi scheda film
Parigi. Ultimi anni del 1800. Verlaine, scrittore affermato e stimato, riceve una lettera da un giovane di campagna. Contiene alcune poesie, diverse da quelle solite. Sono più intime, non dettate dai canoni della letteratura ma dell’anima. Verlaine ne resta impressionato e convoca a lui il giovane straniero dal nome di Arthur Rimbaud. Il film parte dal motivo d’incontro tra i due poeti e si svolge poi tra le pieghe del rapporto, collaborativo e sessuale, che li unirà per sempre. Il film è articolato bene, la narrazione è fluida, accompagnata da una fotografia contestualizzata che riesce a racchiudere l’essenza del tempo che descrive. Buone le musiche, anche se le stesse melodie tornano in più occasioni, sono necessariamente struggenti perché, la messa in scena, sia resa più profonda. Agnieszka Holland dirige un cast perfetto, David Thewlis interpreta Paul Verlaine alla fine della sua ispirazione. Ubriaco e sopraffatto dal potere persuasivo del giovane e innovativo Rimbaud, che con i suoi versi sconvolge la letteratura e rapisce l’anima, e molto spesso il corpo, del vecchio che funge da mentore ma è solo una figura in cui rifugiarsi, in cui trovare quella protezione paterna che la sua giovane età richiede. Il Leonardo DiCaprio che lo interpreta è magnifico. Anche la somiglianza con il poeta francese è impressionante, ma l’irriverenza che l’attore regala al poeta lo rende affascinante forse anche più di quanto lo sia realmente stato. La pellicola stimola ad approfondire perché incuriosisce. Dopo la prima visione ho fatto ricerche sugli autori, soffermandomi su Rimbaud perché con i suoi versi è più vicino al mio io, e ho finito per decretarlo il mio poeta preferito. Sommariamente il film risulta gradevole, bisogna vederlo più volte per apprezzarlo davvero. Non è mai volgare, nemmeno nel raccontare l’amore omosessuale. Vivamente consigliato a chi ama la poesia, proprio perché, più volte, tornano i versi dei due autori. Inosservato.
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