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Paziente 64: Il giallo dell'isola dimenticata

Regia di Christoffer Boe vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paziente 64: Il giallo dell'isola dimenticata

di axe
7 stelle

Nel corso di lavori in un appartamento, a Copenaghen, alcuni operai rinvengono una stanza murata, all'interno della quale sono presenti, seduti intorno ad un tavolo, tre cadaveri mummificati. Gli investigatori collegano i corpi, appartenenti a persone facilmente identificabili, al luogo in cui esse si sono trovate ad interagire tra loro, nell'istituto "Casa Delle Ragazze", sull'isola di Sprogo. Formalmente un ospedale, questo istituto era in realtà un luogo di "rieducazione" per ragazze con caratteristiche non accettate dalla morale imperante nella Danimarca di metà '900. Qui un medico approfittava dell'ampio margine di azione concesso, per applicare pratiche di eugenetica, o, addirittura, brutalizzare, le giovani donne che gli venivano affidate. A quasi sessant'anni da quei tragici eventi, quel medico, benchè molto anziano, non ha smesso di praticare, all'interno della sua clinica privata, le sue abitudini. Benchè finisca nel mirino degli investigatori, non ha alcuna intenzione di smettere. Un buon film poliziesco, con evoluzione thriller; la sceneggiatura tratta molti argomenti. Contemporaneamente alle fasi dell'indagine, volta a scoprire il legame tra i tre morti ed il movente degli omicidi, racconta la storia di Nete, una giovane donna che, ad inizio anni '60, fu internata nella "Casa Delle Ragazze", e costretta a subire indicibili torture fisiche e psicologiche; realizza un approfondimento, inoltre, sulle caratteristiche dei due detectives, molto legati tra loro e prossimi ad una dolorosa separazione, per motivi di lavoro. Il film ha valenza di denunzia sociale; racconta di come, dietro l'apparente "perfezione" della nazione danese, si nascondano realtà di cui, personalmente, ignoravo l'esistenza, e delle quali, ho trovato qualche informazione con una superficiale ricerca nel web. Per tutta la metà del XX Secolo, le giovani danesi ritenute per vari motivi problematiche erano affidate a strutture che esercitavano interventi invasivi sulle stesse, in contrasto con il rispetto di diritti che oggi diamo per scontati. Benchè tali istituti siano stati chiusi, far pagare i responsabili per le loro colpe è stato molto difficile. Il motivo è ovvio; come potrebbero delle istituzioni moderne perseguire e condannare persone per ciò che esse stesse hanno di fatto voluto, tramite un atteggiamento di silenzio-assenso, quando non di diretta complicità ? Su tali premesse, il regista costruisce una vicenda, che presumo sia di fantasia, ma è comunque verosimile. Il "cattivo" della storia, infatti, applica le sue teorie di eugenetica al contesto sociale moderno. Da un lato, aiuta donne danesi - possibilmente facoltose - a combattere l'infertilità, guadagnandosi la stima delle istituzioni e dell'opinione pubblica; da un altro, sterilizza donne di origine straniera, per impedire la "contaminazione" della razza.
Il film denunzia, altresì, uno stato di razzismo, che permea silente la società danese, emergendo qua e là. Un esempio è quanto spesso si sente dire uno dei protagonisti, il bravo poliziotto Assad, prossimo ad un avanzamento di carriera, di origine presumibilmente mediorientale e di religione islamica. I personaggi godono di un certo studio. Ben caratterizzati i due protagonisti; il compagno del suddetto Assad (Fares Fares) è il tormentato Carl, un uomo evidentemente insoddisfatto della propria vita e spaventato dall'idea di perdere un collega che è anche un buon amico. Abbiamo poi Nete, una giovane dall'aspetto gentile e l'animo bonario, trasformata dagli eventi vissuti nella "Casa Delle Ragazze" in una persona carica d'odio ed assetata di vendetta, ed infine "redenta" da un amore tardivo in grado di riempire il vuoto che l'ha consumata una volta esaurito il rancore. Il ritmo, inizialmente, è lento. Il regista alterna i racconti degli eventi del passato, ai fatti dei giorni nostri; pian piano, la tensione cresce, subentra l'azione - la quale sottrae realismo all'intreccio - ed il film prende una piega thriller, fino ad un epilogo prevedibile. Nonostante qualche buco nella sceneggiatura, ho apprezzato l'opera, che giudico valida sia sotto un profilo narrativo, sia per la denunzia dei misfatti del passato e del clima sociale attuale, che, in un certo qual modo, continua a giustificarli.

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