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L'uomo fedele

Regia di Louis Garrel vedi scheda film

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La recensione su L'uomo fedele

di Furetto60
7 stelle

Ottimo cinema "francese" nell'accezione più nobile del termine,raffinato, delicato e caustico

L’incipit è fulminante. Il giovane e belloccio Abel, che convive placidamente e amorevolmente con Marianne, alias Laetizia Castà, una mattina, prima di andare al lavoro, è bloccato sull’uscio e la ragazza con grande nonchalance, gli comunica non una ma una batteria di brutte notizie, è incinta, non è lui il padre, ma il suo amico Paul, con il quale ha una relazione da un anno e sta per convolare a nozze. Abel, alias Jean-Pierre Léad, rimane basito, non batte ciglio, non commenta, se ne va, esce da casa e ruzzola giù dalle scale.

Nove anni dopo, Paul improvvisamente muore. Lui e lei si ritrovano al suo funerale e tornano insieme sotto gli occhi di un'altra che vuole lui. Cioè Eve, sorella di Paul, finalmente grande e da sempre segretamente innamorata di Abel che vuole ad ogni costo e per lui dichiara apertamente  guerra a Marianne. A complicare l’intreccioci si mette ancheJoseph, figlio di Marianne e Paul, “enfant prodige” convinto che la madre abbia avvelenato il padre, con la complicità del medico che sarebbe anche il suo amante. La narrazione procede spedita, diligentemente sostenuta dalla triplice voce off, che ci trasmette le emozioni dei personaggi. Dovrebbe esserci dopo l’annuncio di Eve, una guerra senza quartiere, invece tutti restano tranquilli, in pace e in armonia. Abelè al centro di tutto ma passivamente, Joseph sorveglia le relazioni tra i grandi, e ne condiziona le scelte. Cosi il protagonista si trova coinvolto inuna girandola di sentimenti, tortuosa in quanto Marianne convince Abel ad andare a letto con Ève, sapendo che quello di Eve è un capriccio momentaneo e soprattutto consapevole dell’amore di Abel, la mossa è astuta e serve per poterlo conquistare definitivamente anche perché L'uomo fedele del titolo è un ragazzotto vulnerabile, tenero e indeciso, perfino al ristorante nella scelta delle pietanze, incapace di avere il controllo sugli eventi, e di relazionarsi, con il mondo femminile, che, si rivela per lui un universo indecifrabile Le due donne che nel film se lo contendono, esibiscono i caratteri antitetici di una femminilità inquietante nella sua gelida determinazione. Esse non subiscono le esitazioni dell’uomo, ma le padroneggiano e sfruttano a loro vantaggio, solo Joseph, nonostante la tenera età, riesce a incidere sul corso degli eventi, sovvertendo le certezze degli adulti, introduce il sospetto e partecipa attivamente alla risoluzione dell’enigma sentimentale, che conduce all'immagine finale di una famiglia ricomposta. Le esitazioni, gli affanni e le paure della vita di coppia, i tradimenti, gli abbandoni, i traumi della rottura amorosa, i rapporti tra genitori e figli: sono i temi che predilige Louis Garrel alla sua seconda prova cinematografica, sceglie una narrazione dal tono leggero, elegantemente e sottilmente beffarda, un ritmo agile come un”vaudeville” d'annata, con un taglio burlesco e caricaturale del racconto chea tratti pare voler virare verso le atmosfere del giallo. Garrel ha ben imparato la lezione dei maestri della Nouvelle Vague. Le venature thriller della vicenda possono far pensare a Chabrol, mentre lo sviluppo del rapporto sentimentale, rimanda al cinema di Rohmer. Non teme, Garrel Jr., il confronto con l’ombra del padre Philippe, uno dei grandissimi della cinematografia d’oltralpe, anzi ne condivide il rimando stilistico e linguistico, si sofferma come il genitore su storie qualunque, di persone qualunque. Film ben scritto, la sceneggiatura è di un mostro sacro: Jean-Claude Carrière, che usa dialoghi raffinati e delicati. La relazione sentimentale, intesa come una partita di scacchi, con stavolta il maschio a fare da pedina debole e le donne a comandare il gioco. Louis Garrel diversamente dal padre svincola la macchina da presa dall’obbligo del cinema classico alle lunghe carrellate, ai piani sequenza virtuosistici. Mutuando l’uso frenetico, Garrel Jr. tallona i suoi personaggi in inquadrature oblique e incerte, ma senza la smania adrenalinica di tanti suoi colleghi contemporanei A ricordarci che lui il cinema del passato lo conosce e lo omaggia, ma ha un suo stile, personale e autonomo. Classe tipicamente “francese” nella sua accezione più nobile. Settantacinque minuti spesi bene

 

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