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Climax

Regia di Gaspar Noé vedi scheda film

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La recensione su Climax

di Furetto60
7 stelle

Climax, titolo perfetto per questo film di Noè. Incubo a occhi aperti, crudo, duro anche scostante, ma decisamente geniale

Climax  è una parola che deriva dal greco "Klimakx" e significa letteralmente scala ed infatti indica una progressione dei termini, dal più debole al più forte,un vero e proprio crescendo.Con questo titolo  il regista argentino, Gaspar Noé, propone questo lungometraggio girato in soli quattro mesi, quasi privo di sceneggiatura, lasciando libero il cast, composto da ballerini professionisti, ma attori dilettanti, di improvvisare la quasi totalità delle scene.Noè ha indicato ai suoi interpreti, solo un’idea della storia a grandi linee,liberamente ispirata a un fatto di cronaca risalente alla fine degli anni novanta. Nell'incipit scorgiamo una ragazza ferita, che striscia sulla neve lasciando dietro di sé una scia di sangue; immediatamente dopo partono i titoli di coda, quelli iniziali arrivano dopo 45 minuti;insomma già dalle premesse s'intuisce che non è un film “convenzionale”. Siamo nel 1996, su una televisione a tubo catodico, vediamo e conosciamo i protagonisti,ai quali una voce fuori campo fa loro delle domande; di lato sono visibili dei vhs  come "Suspiria" di Dario Argento,"Salò"  di Pasolini e "Zombi" di Romero, ivi collocati non certo a caso. Finite le estenuanti prove, il gruppo di ballerini francesi, pronti a partire per un tour negli USA, si immerge nella festa, all'interno di una palestra isolata in mezzo al nulla, circondata da una coltre di neve; la sangria scorre a fiumi e inizia una spettacolare  e lunghissima coreografia, in un piano sequenza vertiginoso;tuttavia l’atmosfera, inizialmente gioiosa, comincia lentamente a mostrare  pericolosi strappi, qualcuno ha messo dell' LSD nella sangria; attraverso dialoghi spezzettati veniamo a conoscere le fosche personalità dei protagonisti. Nel frattempo la festa sta prendendo una brutta piega, degenerando in un'escalation di violenza e orrore, come da titolo. Noé ci trascina in questo “baccanale”, dove i ballerini si sfrenano, in una frenetica e parossistica danza, il twist dato dalla sangria mescolata alla droga, fa saltare ogni pudore e toglie tutti i freni inibitori. Divise per capitoli ben segnalati sia dalle didascalie, che dalla variazione delle musiche, si passa dalla dance francese degli anni ’90 come Cerrone e Daft Punk, ai Rolling Stones; i ragazzi sembrano invasati, man mano che sale l’allucinazione, ogni elemento del film ne segue il corso: la musica si fa più psichedelica, le inquadrature più sbilenche e i movimenti di macchina più irregolari. L'incubo può cominciare, s'inizia con il festival dei sospetti e la caccia alle streghe su chi ha messo la droga nei bicchieri; si accusa un ragazzo che viene subito scaraventato fuori dalla palestra,morirà assiderato, poi le attenzioni si orientano verso l’unica che non ha bevuto la sangria, che è pure incinta, costretta dai colleghi ad auto-punirsi uccidendo il figlio nel grembo con un coltello. Poi un bambino viene sciaguratamente chiuso dalla madre nella cabina elettrica dello stabile, quando le luci per qualche attimo si stemperano,lei consapevolizza l'orrore e si suicida; un'altra ragazza orina in mezzo alla sala, come fosse la cosa più normale del mondo; succede di tutto: assurdi pestaggi, stupri, violenti accoppiamenti, atti di autolesionismo, incesti; ogni dettaglio ha un significato, ci sono anche dei sotto-testi tutti da decifrare. Il messaggio chiave è comunque l'affermazione convinta, secondo il regista, dell'assenza di senso della vita, “l’horror vacui” ;si nasce, si vive per poco e infine si muore, senza una ragione; è questa la tesi portata avanti da Noè, un pessimismo cosmico qui declinato alla massima potenza, un nichilismo totale, la mdp si aggira in mezzo ad un doloroso squallore, in cui non si può trovare nessuna traccia di umanità. Se il tono iniziale del film è da horror, immediatamente dopo la pellicola vira sul “mockumentary” Noè affronta varie tematiche:l’aborto, il sessismo, il razzismo, usando il più tipico  dei “topos” del genere: persone bloccate in un ambiente, da cui non possono uscire, che scatena il più sconvolgente  dei “homo, homini lupus”. Da considerare e apprezzare le “provocazioni” che si leggono nei titoli in cui innanzitutto si ricorda che il film è “orgogliosamente francese” poi “Life is a collective impossibility” citazione del filosofo Žižek, mentre la formula di lancio afferma: “nascita e morte sono due esperienze straordinarie: la vita è un piacere fugace“. Pleonastico rammentare l'importanza della coreografia, gli attori, come detto in premessa, sono tutti ballerini professionisti: la danza all'inizio esprime armonia, coordinazione, eleganza ed è  esteticamente gradevole,per quanto tirata per le lunghe, col tempo diventa sempre più disordinata, selvaggia e violenta e rivela un significato duplice, mostra corpi armoniosi, che al tempo stesso sono anche espressione di un qualcosa di diabolico e di nascosto. Un film indigesto, duro e brutale, ma utile a capire quanta “parva materia” siamo noi esseri umani, che pateticamente ci camuffiamo tutti i giorni, fingendo di essere  “ animali sociali”;alcuni passaggi sono decisamente estremi, quando la telecamera viene capovolta e vediamo la scena a teste in giù, viene la tentazione di spegnere la tv,tuttavia il lavoro è assolutamente di qualità e il film è da vedere.

 

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