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Climax

Regia di Gaspar Noé vedi scheda film

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La recensione su Climax

di undying
7 stelle

Un film tra alti e bassi, tra tecnica e improvvisazione, con una struttura volutamente illusoria, titoli di coda in apertura e quelli di testa a metà film. Efficace e coinvolgente nella prima parte, caustico e casuale nella seconda. Un lisergico viaggio tra luci e ombre di una storia realmente accaduta.

 

locandina

Climax (2018): locandina

 

Parigi, 1996. Un gruppo di ballerini, in buona parte composti da androgini ed elementi LGBT, si riunisce per festeggiare in un enorme edificio isolato. Mentre la musica accompagna i passi di danza, gli ospiti bevono sangria in quantità industriale. Mezz'ora più tardi, una ragazza urina nel mezzo della sala: è la prima a risentire degli effetti di un potente allucinogeno, messo nelle bevande all'insaputa di tutti.

 

"La vita è un'impossibilità collettiva." (Una delle filosofiche didascalie calate, saltuariamente, in sovrimpressione)

 

scena

Climax (2018): scena

 

Due righe di sceneggiatura sono più che sufficienti per dare a Gaspar Noé  l'impulso creativo necessario a comporre un monstrum cinematografico dal contenuto pressoché inesistente ma dalla struttura a dir poco -per stare in tema- inebriante. Per creare la giusta atmosfera di confusione percettiva, Noé inizia il film con i titoli di coda. Una didascalia ci avvisa poi che l'ispirazione arriva da un fatto di cronaca avvenuto a Parigi nel 1996. Mentre in televisione sfilano i personaggi, sottoposti alla consueta, banale, intervista con classica -inutile- fila di domande, ai bordi del monitor risaltano alcune VHS: Possession, Querelle, Schizophrenia, Zombie, Suspiria. Poi, magicamente, l'azione  si sposta nel luogo del ritrovo mentre a bomba piomba l'avvolgente brano Supernature, pezzo musicale che -coloro che hanno dagli 'anta in su' -hanno ballato decine e decine di volte in discoteca. Il clima si fa avvolgente, lo stile di regia cambia e riprende l'eccellente coreografia, mentre un piano sequenza di ben oltre dieci minuti anticipa quello, interminabile, più improvvisato (ma impressionante) del secondo tempo.

 

Sofia Boutella

Climax (2018): Sofia Boutella

 

Noé non sta più seguendo una sceneggiatura ma il filo delle coincidenze, lo stimolo delle emozioni abbandonate alla danza sfrenata e coinvolgente che prosegue sulle note di Born to be alive. Una serie di dialoghi brutali, su come "fottere davanti e dietro" le ragazze ballerine, tenuti da due cugini di colore superdodati, sembra annunciare che qualcosa sta cambiando. Tempo e spazio sono concetti relativi ma seguono una logica, una regola immutabile: il tempo non torna mai indietro e lo spazio (in tal caso il capannone) è sempre limitato, circoscritto. Quando, a metà durata, arrivano i titoli di testa (con esplosione di caratteri psichedelici) nel film la concezione del tempo è completamente sovvertita e tutto (anche lo spazio) sta per rotolare sottosopra: la festa muta in dramma, gli effetti lisergici mettono a repentaglio la sicurezza delle persone e ognuno, senza più senso del limite, diventa un pericolo per se stesso e per gli altri. Da questo momento in poi anche la camera da presa -in simbiosi con lo stato d'ebbrezza dei protagonisti- sembra subire gli effetti della potente droga.

 

Sofia Boutella

Climax (2018): Sofia Boutella

 

Noé si concentra quindi nella realizzazione di un piano sequenza che supera i 40 minuti, durante i quali ai ballerini è stata data carta bianca: i loro corpi si muovono come fossero sotto effetto di invasamento. Tra grida, urla, rapporti sessuali e azioni offuscate dalla momentanea assenza della ragione Climax si riduce, sul finale, in un vertiginoso esercizio di stile, con riprese via via sempre più traballanti e circonvoluzioni che contribuiscono a far girare -letteralmente- la testa allo spettatore. La sensazione è duplice: quella di trovarsi di fronte ad un'opera geniale e/o -al tempo stesso- non classificabile. Dopo una discreta accoglienza critica, a metà giugno 2019 dovrebbe uscire anche nelle nostre sale, e si prevede una netta divisione (a favore o contro) tra il pubblico. L'unica cosa sicura, riportando la frase impressa sui titoli di testa/coda, è che Climax è "un film francese, ed è orgoglioso di esserlo".

 

scena

Climax (2018): scena

 

"Non c’è nient’altro da fare che bere, mangiare, scopare, drogarsi e ammazzare.”  (Charles Bukowski)

 

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