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Nuestro Tiempo

Regia di Carlos Reygadas vedi scheda film

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La recensione su Nuestro Tiempo

di EightAndHalf
8 stelle

Carlos Reygadas è uno dei registi più complessi del contemporaneo. Ogni film (5 lungometraggi in tutto, dirige solo se ha qualcosa da dire o da mostrare) è imprevedibile ma continua con estrema coerenza un discorso cinematografico che fa il paio con il cinema di Andrej Tarkovskij e con quello più recente di Terrence Malick. Nel caso di Nuestro Tiempo il regista messicano si mette direttamente in primo piano, raccontando con veemenza autobiografica una tristissima storia di infelici rapporti umani. Ancora una volta, è con le immagini e la loro disposizione nel montato che Reygadas vuole discutere, oltre che con i svariati movimenti di camera che dànno all’immagine sempre un numero maggiore di stratificazioni: per dirne una, certi giochi di riflessi (vetri, specchi, piccoli spiragli) amplificano a dismisura il piano dei campi rendendo lo spazio del suo film realmente uno spazio mistico, ancestrale e irreale, in cui però si muove ostinatamente la realtà. Il rapporto di Reygadas (nel film Juan) con la moglie è un rapporto che si basa sul controllo. Benché si tratti di una coppia ufficialmente aperta – si pensi, tanto per capirsi, all’Odore del sangue pariseiano – il protagonista riflette poderosamente sul rischio che un’intesa fisica della moglie con un altro uomo possa mettere a repentaglio un amore effettivamente totalizzante, capace di destabilizzare le parti più basiche della percezione. In questo continuo ping pong fra ciò che è controllabile e ciò che non lo è, il film propone una successione infinita di sequenze magistrali che si farebbe fatica a contare. Tutte con il comune obbiettivo di mettere in scena l’impossibile (si pensi ai piani sequenza di Japon e di Batalla en el cielo, all’incipit di Stellet Licht e allo sguardo onnisciente di Post Tenebras Lux), l’invisibile e l’impercettibile. Volendo, anche l’incontrollabile. Ed è qui che entra in scena Tarkovskij, e l’inquadratura dell’impercettibile (si pensi, ancora, alla sequenza della candela di Nostalghia, o alle scenografie impossibili di Solaris). Se il cinema di Reygadas è dunque un Cinema del controllo, un Cinema sulle potenzialità del Cinema, Nuestro tiempo racconta un controcampo che può essere o la definitiva conquista del controllo suddetto, o la sua definitiva perdita. Questo è illustrato perfettamente dall’estensione indefinita degli spazi, dal loro continuo strabordare oltre l’immagine. Spesso l’invisibile è evocato proprio dall’insistenza degli eventi fuoricampo (dialoghi con le teste tagliate dal bordo immagine, dialoghi che iniziano in campo e finiscono fuoricampo quando la cinepresa è rimasta fissa basita a guardare un paesaggio, dialoghi che diventano totalmente astratti come voice over malickiane sperdute e non più rintracciabili), o dal fatto che molti elementi della scena vengano letteralmente scacciati dal campo visivo (il toro che spinge l’uomo fuoricampo). Ha lo spessore del cinema di Assayas questo utilizzo così ricercato e preciso di spazi sempre da scoprire, sempre da rintracciare, sempre da perlustrare e smascherare con l’apertura di una porta, o lo spostamento di un oggetto. Così come ha uno spessore malickiano l’inizio del film, splendida camera a mano ad altezza ombelicale sui bambini che giocano in un piccolo lago di fanghi. Allo stesso tempo, però, in Nuestro tiempo l’obbiettivo è sempre cercare di rendere visibile l’invisibile, stressare il tessuto del reale (e anche la tecnica cinematografica) per entrare dentro le cose. Letteralmente, un paio di sequenze fanno “entrare” nella musica, proponendo un sconvolgimento sensoriale che Reygadas raramente è riuscito a riproporre con tanta intensità. Ma non si spiegherà in questa sede in che modo il regista “entri nella musica”, sarebbe svilente ridurre a parole sintetiche un’esperienza visiva che andrebbe invece studiata fotogramma per fotogramma.

Nuestro tiempo è infine un film sull’infelicità fassbinderiana dell’amore. Come se il rapporto amoroso comporti sempre la sofferenza di qualcuno, una delle due parti o addirittura un terzo. Di questa irriducibile e irrimediabile assenza di soddisfazione e felicità rimane solo l’energia dello scontro, la passionalità della lotta sentimentale, il furore sessuale di un mutuo assassinio.

Carlos Reygadas è uno dei pochissimi registi dell’epoca contemporanea che, si può dire, sta cambiando la Storia del Cinema.

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