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Vox Lux

Regia di Brady Corbet vedi scheda film

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La recensione su Vox Lux

di Furetto60
6 stelle

Dramma musicale. Ambizioso,sofisticato nella forma,lascia perplessi sui contenuti.

Vox Lux, in sostanza  si struttura in due grandi capitoli, aperti da un prologo e chiusi da una coda, Genesi e Rigenesi. Nel primo la nascita di una pop-star e la sua fama improvvisa, figlia di un massacro destinato a tingerla di nero. Nella seconda parte si ricostruisce il giorno del ritorno pubblico di Celeste,con una Natalie Portman, irriconoscibile: oltraggiosa, sgradevole, sopra le righe. Dunque cominciamo a seguire la  vita di Celeste, dal 1999 al 2017. Con la voce narrante di Willem Dafoe, che comincia raccontando di Celeste a 13 anni, interpretata dalla straordinaria Raffey Cassidy “All’inizio, era gentile e piena di grazia”, dice di questa timida scolaretta di Staten Island. Poi, all’improvviso, Celeste viene ferita gravemente, durante una sparatoria in stile Columbine, che ha come  effetto una strage di innocenti studenti, lei si salva ma ferita gravemente al midollo spinale , deve effettuare una lunga e dolorosa riabilitazione e una lunga convalescenza, assistita amorevolmente dalla sorella Eleanor. Tuttavia l’incidente diventa la sua occasione, scrive la sua prima canzone, firmata insieme alla sorella, e la propone ad un evento organizzato in memoria delle vittime, canta Wrapped Up, che diventa presto una hit che la catapulta nel mondo delle celebrità nel giro di una notte, grazie al fulmineo incontro con un manager che l’ascolta, la canzone si trasforma in  "inno nazionale" di cordoglio per le vittime.

Il primo contratto firmato a 14 anni le spiana la carriera, la ragazzina è trascinata in un mondo di adulti, a cui non era preparata, affronta una gravidanza inaspettata e prematura, la fama ha un costo alto, soprattutto quando arriva cosi presto e improvvisamente. Nella seconda parte ritroviamo la Celeste ormai adulta interpretata da  Nicole Portman, Cassidy interpreta la figlia adolescente della cantante, Albertine. Celeste è diventata una  star acida, isterica e alcolizzata, che esagera in tutto ciò che dice e fa, dalle sue richieste da diva capricciosa, alle esternazioni in pub da cui viene in malo modo cacciata via,  alla conferenza stampa, in cui perde la testa e abbandona l’incontro solo perché  le chiedono il motivo per cui i terroristi, che in Croazia hanno effettuato un raid alla “Salvate il soldato Ryan”, indossavano maschere copiate da uno dei suoi video più noti. Celeste tenta invano di respingere domande a suo giudizio tendenziose. Il palcoscenico è l’unico posto, in cui si sente a suo agio. Nel concerto allo stadio della sua città natale che chiude il film, Celeste canta inni d’incitamento electro-pop e si ritaglia un posto sicuro, nel bagliore accecante dei riflettori. Il regista Corbet mette in scena il suo dramma musicale, esprimendosi  con un linguaggio  radicale, adoperando con maestria, le tecniche stilistiche :controluce, piano sequenza, ralenti. Corbet, come esplicitato dal sottotitolo del film, coltiva la velleità di fare “un ritratto del XXI secolo”. Il problema è che, nonostante la forma sofisticata, il contenuto è piuttosto semplicistico. Il messaggio è chiaro: la fama, quasi sempre effimera, di per se è ingannevole e quasi mai regala felicità, anzi la sua gestione è sempre ardua e spesso brucia le vite, si pensi a Jim Morrison ,a Janis Joplin a Amy  Winehouse  e tantissimi altri. Distrae per giunta dai valori autentici e importanti della vita, il nostro mondo, soprattutto oggi è d’immagine, ma di poca sostanza.

 

 

 

 

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