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Beautiful Boy

Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film

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La recensione su Beautiful Boy

di supadany
8 stelle

Festa del cinema di Roma – Selezione ufficiale.

La condizione sociale di appartenenza, è una discriminante cruciale nel tracciamento di quel lungo percorso, proprio di ogni essere umano, chiamato vita. In ogni caso, non esistono dogmi inviolabili e le trappole sopraggiungono senza cartelli di avvertimento. Quando quest’ultime rientrano nelle categorie più insidiose, anche la migliore delle famiglie, con i suoi affetti inossidabili e la serenità come base, può rimanere sgomenta, piombando in un incubo senza fine, all’interno del quale ogni contromisura cade irrimediabilmente nel vuoto.

Fino dai tempi di Christiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, pietra miliare della (sub)categoria, la storia del cinema è piena di giovani vite spezzate dalla droga, quantunque il più delle volte siano protagoniste di pellicole irrigidite su un canovaccio prestabilito. Beautiful boy appone delle alterazioni sul tema ed è polarizzato su una manciata di punti di forza talmente eclatanti da non poter passare inosservati.  

La famiglia Sheff è unita e spensierata, almeno fino a quando non subisce un brusco contraccolpo, causato da Nic (Thimotée Chalamet), il figlio diciottenne che, dopo aver provato l’eroina, precipita nel tunnel della droga.

Nonostante tutti i premurosi e ostinati tentativi di suo padre David (Steve Carell), supportato dalla sua seconda moglie Karen (Maura Tierney), Nic non riesce a rimanere pulito, se non per brevi periodi. Addirittura, a ogni ricaduta la sua dipendenza peggiora sensibilmente, costringendo David a compiere scelte dolorose, con l’unico obiettivo di aiutarlo.

 

Steve Carell, Timothée Chalamet, Maura Tierney, Oakley Bull, Christian Convery

Beautiful Boy (2018): Steve Carell, Timothée Chalamet, Maura Tierney, Oakley Bull, Christian Convery

 

Estratto dal bestseller scritto dallo stesso David Sheff, Beautiful boy segna la prima esperienza americana di Felix Van Groeningen che, con Alabama Monroe – Una storia d’amore, aveva sfiorato l’Oscar per il miglior film straniero nel 2014 (battuto da La grande bellezza, ndr).

Come in quel film, il regista belga ritrae una famiglia minata profondamente da eventi che nessuno vorrebbe mai affrontare, mostrando un amore sincero e una forza interiore che sprona a non arrendersi fino all’ultimo, anche quando ogni indizio lascia immaginare solo presagi nefasti.

Così introdotto, lo scheletro narrativo non potrebbe brillare di luce propria, ma Felix Van Groeningen fa a pezzi il puzzle già completo per poi ricomporlo spezzando la cronologia. Quindi, mescola il paradiso familiare dei giorni migliori all’inferno che annienta la felicità, fabbricando montagne russe dell’emotività, una scacchiera che solca secernendo tossine e dopamina, con modalità espansive, tuttavia mantenute sotto controllo per quanto sia rintracciabile una forma di progettualità.

Queste fratture costituiscono la spina del dorsale che - tra tentazioni diaboliche, bugiardi patologici, un senso di fallimento che annienta lo spirito e un lumicino di speranza che non vuole spegnersi - per un gradino risalito ne prevede due discesi verso un fondo minaccioso e impenetrabile. Un cammino accidentato che pungola i sensi, snocciolando finezze, come una recita scolastica vissuta tramite la percezione ovattata di David, e riferimenti - musicali, letterali e pittorici - presentati per enucleare che la cultura non è un’opinione.

Comunque sia, il vero allungo, che asseconda uno spartito dalle forti emozioni e fibrillazioni ricorrenti, arriva con il contributo preponderante dei due protagonisti, Steve Carell e Thimotée Chalamet, la cui alchimia raggiunge picchi di rara luminosità. Il primo ha ormai conseguito una maturità invidiabile, misurato ma sempre presente, mentre Thimotée Chalamet copre con duttilità un arcuato spettro espressivo, spaziando da crepe schizofreniche ai sorrisi di un ragazzo qualunque al quale la vita arride.

 

Timothée Chalamet, Steve Carell

Beautiful Boy (2018): Timothée Chalamet, Steve Carell

 

Con i suoi confronti laceranti, questa gara di bravura sarebbe sufficiente per premiare l’opera, che poi va oltre la prassi, mai doma e dal dispositivo non lineare, senza promettere un futuro sereno ma la certezza di non issare bandiera bianca, perché le cose semplicemente succedono (shit happens) ma tante, a forza di essere cercate e provocate, possono capitare.

Anche quelle più incredibili.  

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