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Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità

Regia di Julian Schnabel vedi scheda film

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La recensione su Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità

di Gangs 87
7 stelle

Sostando nel foyer del cinema, in attesa dell’inizio della proiezione, sento parlare del regista di questo film che, a quanto pare, è anche un pittore. Questa sorta di “rivelazione” dell’ultimo minuto, mi ha consentito di approcciarmi alla visione della pellicola, con uno sguardo un tantino diverso e credo che, il fatto di essere riuscita a goderne appieno, sia anche merito di questo.

 

Colpisce fin da subito lo stile narrativo che Julian Schnabel decide di adottare nella sua ultima opera. a partire dalla prospettiva visiva che spesso sembra provenire direttamente dall’occhio del famoso pittore di cui si narrano le gesta; così capita che qualche sequenza venga mostrata distorta, stranamente angolata o semplicemente sfocata nel basso, dando l’impressione che chi guarda (in questo caso appunto Van Gogh) sia affetto da qualche disturbo visivo.

 

Se in parte questo, almeno inizialmente, può essere disturbante, ad un certo diventa invece la caratteristica di un film che non è semplicemente un film ma l’espressione di un artista, Schnabel, che ha deciso di non utilizzare la tela ma la pellicola, omaggiando uno dei massimi pittori, attraverso un racconto che possa essere il più fedele possibile a ciò che tende a narrare.

 

Willem Dafoe è intenso, possiede lo sguardo smarrito di un’anima fragile, quello che Van Gogh dimostra di essere, sinonimo di una simbiosi totale con il personaggio. Lo spettatore non dubita, neanche per un secondo, che chi ha di fronte non sia realmente lo squattrinato Vincent, pittore di strada, quasi pazzo, mantenuto dal fratello benestante, i cui quadri non piacciono a nessuno, forse in parte nemmeno a se stesso, che sembra non fare altro che seguire la frenesia dell’istinto artistico che lo guida.

 

Un film quasi documentario, che affascina ma non coinvolge mai totalmente, sembra avere dei limiti oltre i quali, chi guarda, non riesce ad andare. Resta comunque un intenso racconto sugli ultimi mesi di vita di quello che poi sarà uno dei massimi esponenti dell’arte; senza un vero e proprio stile definito, che guardava all’espressionismo senza mai imitarlo perché, come risponde a chiunque gli chieda il motivo per cui lui continui a dipingere nonostante la sua arte non sembra essere apprezzata: “Mi piace dipingere, devo farlo. Sono sempre stato un pittore, lo so, perché non so fare nient’altro e, credetemi, c’ho provato!

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