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An Elephant Sitting Still

Regia di Bo Hu vedi scheda film

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La recensione su An Elephant Sitting Still

di pazuzu
9 stelle

Quello che, con le sue quasi quattro ore sofferte, rabbiose e rigorose, senza neanche un minuto di troppo, un eccesso o un compiacimento, sarebbe potuto essere lo splendido primo atto di una grande carriera, rimane un atto unico, un esordio e al tempo stesso un testamento precoce di abbagliante bellezza destinato ad essere ricordato negli anni.

 

Per difendere un suo amico accusato di avergli rubato il cellulare, Wei Bu manda fortuitamente giù per una rampa di scale il bullo della scuola, costringendolo in ospedale in condizioni critiche; il fratello di quest'ultimo, Yu Cheng, a capo di una piccola gang locale, decide di dargli la caccia per vendicare l'accaduto, ma è a sua volta assalito dai sensi di colpa perché il suo migliore amico s'è appena suicidato davanti ai suoi occhi dopo aver scoperto che lui andava a letto con sua moglie; nel frattempo Huang Ling, la ragazza che Wei Bu corteggia invano, si fa sorprendere mentre tresca con il vicepreside della scuola, mentre un anziano vicino, Wang Jin, viene invitato a lasciare casa ed accettare l'ospizio dal figlio, che sotto quello stesso tetto non riesce a far stare sia la moglie che la figlioletta se lui rimane in mezzo ai piedi.

 

 

Il cielo sempre cupo di una città dell'entroterra del nord della Cina fa da sfondo ad un racconto nel quale i percorsi di quattro personaggi si intrecciano e nel quale tutti, con ragioni diverse ed in tempi diversi, arrivano a citare, idealizzare o desiderare Manzhouli, un paese ancora più a nord, verso il confine, nel quale si dice che un elefante se ne stia seduto, imperturbabile, ignorando chiunque si raduni lì per farlo mangiare o per farlo spostare.
L'elefante in questione è la rappresentazione plastica del bisogno che essi hanno di fuggire da una realtà chiusa e opprimente, da una società bloccata che non concede nemmeno i sogni e condanna le persone ad essere ciò che sono restando assoggettate alla condizione di partenza: la scuola frequentata dai protagonisti è prossima alla demolizione è li costringerà, se poco abbienti, ad esser trasferiti in una ancora peggiore che gli garantirà un futuro di incertezza e stenti, in un'atmosfera da post-apocalisse sociale e politica nella quale lo stato e le istituzione non danno segni di sé.

 

 

Quella descritta dal regista Hu Bo con piani sequenza e camera principalmente a mano, seguendo i personaggi da vicino e talvolta braccandoli alle spalle, è un'umanità piccola e priva di speranza dominata da un senso generalizzato di frustrazione e rassegnazione, nella quale i caratteri ricorrenti sono la solitudine e l'egoismo, tanto che anche i legami interpersonali

- che siano familiari, amicali o sentimentali - sono sempre aridi, spenti o falsi: e allora Yu Cheng arriva ad attribuire alla moglie dell'amico suicida e addirittura a una propria ex le colpe di quel gesto estremo, con il solo obiettivo di liberarsi la coscienza; il padre ex poliziotto di Wei Bu non fa altro che urlargli dietro, accusandolo anche delle proprie mancanze ed arrivando a derubarlo dei risparmi che nasconde sotto il materasso; la madre di Huang Ling è anaffettiva e totalmente distaccata, incapace di accogliere le sue richieste di aiuto; il figlio di Wang Jin lo caccia da casa sua scaricandolo come un fazzoletto usato senza neanche domandarsi se lo stia ferendo.

 

 

An Elephant Sitting Still concentra la propria azione nell'arco di un'unica giornata, dall'alba al tramonto, e in questo lasso di tempo i protagonisti si influenzano, ciascuno portatore di un diverso grado di dolore e di un proprio male di vivere, finendo per ruotare attorno a Manzhouli e al suo elefante come l'ultimo domicilio (s)conosciuto, come all'unica alternativa esistente e (im)possibile ad un'esistenza inespressa. Il regista Hu Bo, che plausibilmente lo stesso male di vivere dei suoi personaggi lo ha vissuto in prima persona così come la voglia di fuggirne via, è fuggito via davvero togliendosi la vita subito dopo aver finito di girare il film, nell'ottobre del 2017 all'età di 29 anni. E quello che, con le sue quasi quattro ore sofferte, rabbiose e rigorose, senza neanche un minuto di troppo, un eccesso o un compiacimento, sarebbe potuto essere lo splendido primo atto di una grande carriera, rimane un atto unico, un esordio e al tempo stesso un testamento precoce di abbagliante bellezza destinato ad essere ricordato negli anni, a sopravvivere negli occhi e nella mente di chi lo guarda e a conquistarsi un angolo di spazio tutto suo nella storia del cinema.

 

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