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La terra dell'abbastanza

Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La terra dell'abbastanza

di axe
8 stelle

Ascesa e caduta di due giovanissimi criminali, in un contesto di "desertificazione" morale. In una moderna e degradata periferia romana, Mirko e Manolo, due tardo-adolescenti appartenenti a famiglie disgregate che a stento sopravvivono, discutono di cosa fare dopo la scuola; avviandosi con l'automobile, involontariamente investono ed uccidono un collaboratore di giustizia. Mal consigliato dal padre, Manolo ne approfitta per entrare nella banda di delinquenti che il pentito stava tradendo. Mirko, angustiato dal malessere della madre, incalza l'amico per affiliarsi anch'egli. Portato a termine un altro omicidio, i due ottengono l'incarico di gestire un giro di prostituzione, anche minorile. Essi appaiono talmente spregiudicati da essere considerati "sacrificabili", pertanto vengono inviati ad uccidere un criminale di spessore, una missione dalla quale potrebbero non tornare vivi. Le cose vanno male; Mirko comprende lo spessore delle azioni commesse e delle inevitabili conseguenze, ma ormai e' troppo tardi. Un film che racconta con notevole realismo il contesto di vuoto morale e di mancanza di prospettive di alcune periferie. Al sottoproletariato romano, protagonista della vicenda, e' lasciata poca scelta. Sopravvivere in anonimato, tra ristrettezze economiche, o cedere alla tentazione di raggiungere rapidamente agio, rispetto e ricchezza, entrando in un giro malavitoso. I due ragazzi scelgono la seconda strada, Manolo perche' spinto dal padre, Mirko per migliorare le condizioni di vita propria e della madre. I due sembrano non rendersi conto di cio' che fanno. La loro giovane eta', la loro inesperienza sulle cose del mondo, la facilita' nella quale riescono nei compiti loro affidati, i soldi, molti e facili, tacitano le loro coscienze. Di cio' sono consapevoli i capi della banda criminale cui sono affiliati; essi stessi rimangono stupiti dall'amoralita' dei giovani, al punto da ritenerli inaffidabili, e per questo li utilizzano in un incarico quasi suicida. Manolo rimane ucciso in azione; il compagno, maturata all'improvviso una consapevolezza, tenta di redimersi, ma non gliene viene lasciato il tempo. Finisce ucciso non si sa da chi nel momento in cui prova a recarsi in un commissariato, unica presenza delle Istituzioni nella narrazione. Nonostante cio', nella borgata, la vita va avanti come se nulla fosse successo. Il padre di Manolo, colui che originato tanto male, continua a perdere il suo tempo di fronte al videopoker, mentre alla madre di Mirko, unica che era riuscita a tenere testa al figlio, disapprovando apertamente la sua condotta di vita e disprezzando il denaro "sporco" che egli portava in casa, non rimane che occuparsi di un'altra figlia. Molto bravi e "plausibili" gli attori che interpretano Mirko e Manolo. Non sono borgatari "da cartolina", appaiono come veri ragazzi di strada, sboccati (i loro insulti, tra l'altro, hanno quasi sempre un riferimento classista, tra gli epiteti che assegnano sono molto frequenti "negro" e "frocio"), prepotenti, determinati, nonostante l'aspetto di bambinoni troppo cresciuti che qua e la' sembrano avere. Gli altri attori non sono da meno; tutti insieme contribuiscono a rappresentare il contesto sociale teatro della vicenda con estremo realismo. Unico appunto al regista, il non aver concesso abbastanza spazio alle fasi di "crescita" dei giovani nell'ambiente criminale, e l'aver reso innaturalmente repentino il pentimento di Mirko, a fine film. Un ottimo film, tra noir e denunzia sociale.

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