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Quando eravamo re

Regia di Leon Gast vedi scheda film

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La recensione su Quando eravamo re

di emmepi8
10 stelle

Avevo sempre perso questo film per un’occasione o un’altra, anche se inconsciamente lo avevo accantonato per un film documento di genere, ben  inquadrato sul mito di Cassius Clay. Errore madornale su tutto il campo, il film tratta certamente del personaggio del pugile, ma nella maniera più inconsueta ed inserita in un contesto storico ed etico da far crollare ogni diffidenza. Certamente quando Clay diceva le cose che poi si sentono filtrate attraverso i media, e quindi un giudizio visto dal di fuori non era per niente esente dal sovvertimento della verità e dell’inquadramento di una personalità,  così complessa ed importante a livello sociale e politico. Il documento di  Gast è davvero inconsueto e ben motivato, ha saputo far emergere un Clay, nell’ambito del suo comportamento, ma verificando il senso vero delle sue azioni  e delle sue parole, che sono uno sprono continuo verso sé stesso, un incitamento, senza mai un cedimento, anche se nel suo intimo un senso dell’enormità di quello che rappresentava l’evento non era evitabile, ma proprio per questo la sua reazione era esagerata ed anche programmatica per sé stesso, ma oltre ogni aspettative riuscì ad uscire fuori da sé stesso per andare oltre, e cioè affrontare la questione razziale, del ruolo del nero nella società americana e dalla sua provenienza. Il fattore che l’incontro si venne a disputare in Zaire per ragioni economiche, ampliò a dismisura le parole che il pugile non risparmiava, che erano tutte molto argomentate e riuscivano a muovere la coscienza di un’intera popolazione come lo Zaire e far prendere coscienza  al nero americano, dargli una speranza ed un’opportunità tramite la voce di un mito ed un evento che sempre di più prendeva le dimensioni di un riscatto sociale. L’evento portò artisti americani  del soul in Zaire, per arricchire l’avvenimento, ed analizza perfettamente e senza sfumature la situazione politica  di quel paese in mano  ad un sanguinario dittatore; l’incontro si fece in uno stadio, che  al di sotto delle gradinate aveva una misteriosa prigione dove erano rinchiusi i detenuti politici le cui condizioni era facile supporre come fossero. La popolazione dello Zaire seguì Clay in maniera incantata, e lo sostenne per tutto l’incontro con una partecipazione straordinaria, ed anche una speranza che il pugile aveva messo loro nel cuore. Il film  gode di un montaggio mirabile, che alterna  Clay ad immagini  dei cantanti che partecipano ed in più il volto che si ripete di  una Miriam Makeba che simbolicamente assolve ai concetti espressi.  Un film da vedere anche altre volte e significativamente, riconosciuto anche con un premio Oscar per la sua categoria, che lo confermò nella statura che il film in via naturale si era già appropriato.

Sulla trama

un'dea davvero  originale ed efficace

Su Leon Gast

ottima regia  con idee ben chiare

Su Muhammad Ali

tanto di cappello

Su George Foreman

manità concreta

Su Don King

un affarista   nato

Su James Brown

sudatissimo, ed efficace

Su Spike Lee

sottolineatura  ottima

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