Regia di Leon Gast vedi scheda film
Avevo sempre perso questo film per un’occasione o un’altra, anche se inconsciamente lo avevo accantonato per un film documento di genere, ben inquadrato sul mito di Cassius Clay. Errore madornale su tutto il campo, il film tratta certamente del personaggio del pugile, ma nella maniera più inconsueta ed inserita in un contesto storico ed etico da far crollare ogni diffidenza. Certamente quando Clay diceva le cose che poi si sentono filtrate attraverso i media, e quindi un giudizio visto dal di fuori non era per niente esente dal sovvertimento della verità e dell’inquadramento di una personalità, così complessa ed importante a livello sociale e politico. Il documento di Gast è davvero inconsueto e ben motivato, ha saputo far emergere un Clay, nell’ambito del suo comportamento, ma verificando il senso vero delle sue azioni e delle sue parole, che sono uno sprono continuo verso sé stesso, un incitamento, senza mai un cedimento, anche se nel suo intimo un senso dell’enormità di quello che rappresentava l’evento non era evitabile, ma proprio per questo la sua reazione era esagerata ed anche programmatica per sé stesso, ma oltre ogni aspettative riuscì ad uscire fuori da sé stesso per andare oltre, e cioè affrontare la questione razziale, del ruolo del nero nella società americana e dalla sua provenienza. Il fattore che l’incontro si venne a disputare in Zaire per ragioni economiche, ampliò a dismisura le parole che il pugile non risparmiava, che erano tutte molto argomentate e riuscivano a muovere la coscienza di un’intera popolazione come lo Zaire e far prendere coscienza al nero americano, dargli una speranza ed un’opportunità tramite la voce di un mito ed un evento che sempre di più prendeva le dimensioni di un riscatto sociale. L’evento portò artisti americani del soul in Zaire, per arricchire l’avvenimento, ed analizza perfettamente e senza sfumature la situazione politica di quel paese in mano ad un sanguinario dittatore; l’incontro si fece in uno stadio, che al di sotto delle gradinate aveva una misteriosa prigione dove erano rinchiusi i detenuti politici le cui condizioni era facile supporre come fossero. La popolazione dello Zaire seguì Clay in maniera incantata, e lo sostenne per tutto l’incontro con una partecipazione straordinaria, ed anche una speranza che il pugile aveva messo loro nel cuore. Il film gode di un montaggio mirabile, che alterna Clay ad immagini dei cantanti che partecipano ed in più il volto che si ripete di una Miriam Makeba che simbolicamente assolve ai concetti espressi. Un film da vedere anche altre volte e significativamente, riconosciuto anche con un premio Oscar per la sua categoria, che lo confermò nella statura che il film in via naturale si era già appropriato.
un'dea davvero originale ed efficace
ottima regia con idee ben chiare
tanto di cappello
manità concreta
un affarista nato
sudatissimo, ed efficace
sottolineatura ottima
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