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Le jene del quarto potere

Regia di Jean-Pierre Melville vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Le jene del quarto potere

di GIMON 82
7 stelle

Un omaggio "feticistico" di Jean Pierre Melville all'America, quella notturna e fumosa dei night club e delle sedi giornalistiche. Un film cinefilo che getta i semi per una carriera unica e leggendaria.

Ogni regista cinefilo che si rispetti rende un omaggio al suo viscerale amore per il cinema, nelle "Jene del quarto potere" Jean Pierre Grumbach, al secolo "Melville" parla la sua cinefilia,dichiarando l'amore incondizionato per l'America e le sue "Giungle d'asfalto ".

Egli presta così il suo volto a Moreau,un giornalista francese di stanza a New york incaricato dal suo capo nella ricerca di Fevrè-Berthier delegato Onu francese che diserta un importante seduta delle nazioni unite. Moreau viene coadiuvato nelle ricerche da Delmas,un fotografo donnaiolo e dal bicchiere facile,che conosce a menadito tutti i locali notturni di Manhattan.

Servendosi di materiale di repertorio e di una cinepresa quasi "giornalistica" Melville costruisce un film seminale della sua carriera,fatta di antieroi solitari dal respiro tragico. Nelle "Jene del quarto potere" convergono tutti gli stilemi del "noir",19 per l'esatezza,come affermato dallo stesso regista. Un intuito documentaristico il suo,  nel finalizzare le immagini di una New York natalizia,ma buia e fumosa nelle stanze percorse dai due compagni. Melville riempie il film di immagini metropolitane con sottofondo jazz, accompagnando noi spettatori in una sordida vicenda ,fatta di donne discinte e relazioni extraconiugali. Il centro della vicenda è difatti la doppia vita di Fevrè-Berthier il suo "cherchez les femmes" per utilizzare un ossimoro pronunciato da una cantante di night interrogata da Moreau.

Seppur un piccolo film,concentrato in appena 80 minuti, le "Jene del quarto potere" getta i semi per quelle che saranno le tematiche del futuro autore da "polar" quale sarà Melville.

L'amicizia virile,la figura femminile lasciva ,votata al tradimento,  e l'estrema solitudine dei personaggi,qui figure di una giungla metropolitana che omaggia il noir a 360 gradi, dilatandone i tempi e le circostanze. Quello di Melville è sempre stato un cinema di sottrazione ed ellissi,di minimalismo essenziale e diretto così amato dagli "enfant terrible" della Nouvelle Vague francese.

Teorie qui dimostrate per un piccolo film dal respiro indipendente che mostra anche una forma di "sciacalaggio" di un certo giornalismo d'epoca (ma ahimè ancora attuale) dove "lo scoop" conta di più della verità.I personaggi di Moreau e sopratutto Delmas sono alquanto discutibili per metodi e correttezza, ma è la figura di Delmas quella più provocatoria e all'apparenza senza un etica morale. 

Infatti assisteremo ad una manomissione da "crime of scene" a favore di un sensazionalismo dettato da uno sfacciato amore per il denaro.  La figura di Delmas è emblematica in tal senso, seppur riabilitata nella scena finale, iniziando da qui a far emergere la figura "melvilliana" per eccellenza,quella dell'antieroe urbano e solitario,che resta però legato a doppio filo a dei solidi valori morali.

La New york tanto Jazz e dal bianco e nero sporco del regista francese è dunque il contenitore della caducità della vita ,della moralità stravolta e di una malinconia sottile dove questa volta vince il singolo individuo.

Valori che troveremo sempre nell'opera-omnia di un autore geniale, che qui gira un film che nonostante la povertà dei mezzi riesce a lanciare dei messaggi.  Nonostante ciò il film soffre per un ritmo leggermente compassato,  nello sfilamento della trama, ma sopratutto nell'interpretazione di Melville, un  po' impacciato davanti alla macchina da presa. Infatti questo sarà il suo ultimo film da attore,prima di dedicarsi completamente alla regia ,raggiungendo le vette in grandi capolavori dell'heist-movie e del noir.

Tuttavia ,se ci si vuole avvicinare a questo autore è fondamentale iniziare da qui,da questa New-York buia e cinica vista dall'occhio di un europeo,che ci presenta due "sporche carogne" facendo diventare suo un genere  cinematografico prettamente americano, regalandoci nel finale una bellissima risata, sorniona e solitaria, di un antieroe dalla grande virtù morale. 

 

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