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Kids

Regia di Larry Clark vedi scheda film

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La recensione su Kids

di cheftony
7 stelle

“I knew you fucked her, man! I sat here for like two hours! She was 12, you hit that shit up!”
“Well, who I am? I’m the motherfucking virgin surgeon!”
“How was that shit, yo?”
“Oh my God, so good, dude! That girl can fuck!”
“Word, she can fuck, yo?”
“Hells yeah! Halfway through, I’m thinking like: «This girl is no virgin. No virgin can fuck like this!»”
“Yo sure she’s a virgin?”
“Hell yeah! That bitch was bleeding, dude! When I first put it in, you know, she all screamed all loud, and then like...”

 

Justin Pierce, Leo Fitzpatrick

Kids (1995): Justin Pierce, Leo Fitzpatrick

 

New York City, anni ‘90, una giornata comune per i suoi adolescenti di strada: Telly (Leo Fitzpatrick) è intento a conquistare il cuore e la verginità della sua giovane fiamma, per poi andare a divertirsi con l’amico Casper (Justin Pierce), tra una bottiglia di birra rubata all’emporio coreano e una fumata con la consueta crew.
Per contro, le ragazze si riuniscono più placidamente nelle loro camere da letto, lasciandosi però andare a confessioni dei loro istinti più pruriginosi e delle loro imprudenze con l’altro sesso. Ruby (Rosario Dawson), dopo qualche esperienza a rischio, decide di sottoporsi ad un rapido check-in per scongiurare il contagio da HIV. Si fa accompagnare da Jennie (Chloë Sevigny), che ha avuto solo il suo primo rapporto proprio con Telly. Per quanto paradossale sembri, è proprio lei a ricevere la terribile notizia: Jennie ha contratto l’HIV.
Sgomenta e disperata, Jennie si mette in cerca dell’inconsapevole untore Telly, che nel frattempo è andato col gruppo allo skate park a racimolare un po’ d’erba, perdere tempo e organizzare un tuffo in piscina. Quello che Jennie non sa è che Telly sta cercando di mettere le mani su un’altra vergine, Darcy, e ha in mente di approfittare della festa serale a casa dell’amico Steven…

 

“All kids have this secret world where they can be themselves. After a time, they let me in. They started telling me the truth about what was going on. I witnessed most of the things you saw in the film.” [Larry Clark]

 

“Kids” rappresenta l’esordio cinematografico di un 52enne, Larry Clark, nativo dell’Oklahoma e già noto come fotografo, in particolar modo per la raccolta “Tulsa”; un lavoro che nel 1971 diede un certo scandalo, in quanto ritraeva in bianco e nero giovani americani (nativi di Tulsa e perlopiù amici di Clark) intenti in attività non proprio commendevoli, quali iniettarsi eroina, impugnare pistole, inscenare suicidi. Un’America invisibile, nascosta e repellente, di cui Clark, fino ad allora tossicodipendente, faceva parte e che era necessario portare alla luce con scatti tutt’oggi impressionanti.

 

Justin Pierce, Leo Fitzpatrick

Kids (1995): Justin Pierce, Leo Fitzpatrick

 

Se il fotografo conosceva benissimo quel mondo ritratto in “Tulsa”, non poteva dire altrettanto della subcultura skater della New York anni ‘90, un mondo vitale da cui era attratto e a cui, come tutti gli adulti, non aveva accesso. È stato necessario entrarvi poco a poco, trascorrendo i pomeriggi a cazzeggiare al Washington Square Park, imparando ad andare sullo skateboard e soprattutto conoscendo un ragazzetto chiamato Harmony Korine.
Nativo di Nashville, in Tennessee, Harmony vive nei primi anni '90 nel Queens da sua nonna, col sogno di diventare sceneggiatore e regista cinematografico. Abbandonati presto gli studi al college, però, diventa un assiduo frequentatore degli skate park ed è qui che incontra Larry Clark, il quale propone al giovane Harmony di scrivere una sceneggiatura per lui. Questa la genesi di “Kids”, un film che Korine scrive di getto parlando di ciò che vede tutti i giorni: un nugolo di ragazzi che vive nell’immediato, adoperando un linguaggio, una sfrontatezza e un’incoscienza senza quei filtri con cui un osservatore adulto approccerebbe una simile materia. La telecamera di Clark è costantemente addosso ai “suoi” ragazzi, tanto che lo spettatore non viene quasi mai sfiorato dall’impressione di osservare Manhattan.
Nel 1995 “Kids” ha destato un certo scalpore, facendo sì che Clark riuscisse nuovamente nel suo scopo: in una forma che taluni subito scambiarono per documentaristica, Clark e Korine ricostruiscono con successo l’ordinaria routine degli adolescenti di quel contesto, fatta di ricerca sessuale, piccoli fenomeni legati allo spaccio e al consumo di droghe, rave party, furtarelli, risse, violenze. Lo spettro dell’AIDS si aggira silenzioso, ma nessuno ne parla. Gli autori di “Kids” non lanciano messaggi, rifiutano il moralismo e si limitano a tappezzare diversi scenari di pubblicità di preservativi, la cui distribuzione al di fuori delle high school nel 1992 aveva rappresentato una controversia (e purtroppo sembra esserlo tuttora). Centrale il ruolo di una colonna sonora curata da Lou Barlow, ex-bassista dei Dinosaur Jr., che imposta la soundtrack sui brani dei The Folk Implosion, allora suo neonato progetto lo-fi.
Narrativamente, “Kids” è un film piuttosto semplice e scorre benissimo grazie a scene e dialoghi d’impatto, ben messi in scena da attori al tempo non professionisti; per la 16enne Rosario Dawson ha rappresentato l’esordio assoluto davanti alla macchina da presa, così come per Chloë Sevigny, che però era già una modella di crescente successo e in quel periodo si frequentava con Korine - per il quale reciterà due anni più tardi in “Gummo” e dopo ancora in "Julien Donkey-Boy", salvo poi lasciarsi. Altri non hanno avuto la stessa fortuna: Leo Fitzpatrick, ad ogni modo, è un efficace protagonista nelle sue fattezze da adolescente qualunque con la voce nasale, mentre Justin Pierce aveva tutta l’aria della strafottente rivelazione, ma si è suicidato nel 2000. Nel 2005 è stato il turno di Harold Hunter, skater afroamericano in un ruolo di supporto, morto per overdose di cocaina.
“Kids” rimane un film importante, per il suo valore testimoniale e per aver lanciato due carriere, che pochi anni dopo si sono separate con qualche strascico polemico. In particolar modo, ha rappresentato il trampolino di lancio per il 22enne Korine, che nel film appare in un cameo, accreditato però a suo fratello minore Avi per provare ad incasinargli la vita (per capire il tipo…). Nasce qui la carriera dalle alterne fortune di un ragazzino genialoide ed impertinente, che comincia intanto a girare il mondo (per la presentazione del film a Cannes, per esempio) e a perculare in alcune celebri interviste nientemeno che Letterman e Ebert.

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