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Roma

Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film

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Antoine_Doinel

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La recensione su Roma

di Antoine_Doinel
8 stelle
Fingersi morte è un gioco per Cleo ed una delle bambine che deve accudire, l’infanzia è un periodo dove è ancora tollerato l’esimersi dalla proprie responsabilità.
Potevano fingersi morti anche quegli insegnanti, armati soltanto delle proprie idee caricate a parole, che nel giorno del Corpus Christi del 1971 affluirono per le strade di Citta del Messico in torrenti di rimostranze, pacifiche e giuste. Si è finto morto, invece, il Governo scaricando le proprie responsabilità negli squadroni paramilitari dei “Los Halcones” che causarono la morte di 120 manifestanti disarmati.
Ci sono tanti modi di fingersi morti, tra questi c’è la fuga, sottrarre il tuo corpo alla vista degli altri come riesce solo la morte. Puoi fuggire con un aereo e nasconderti in Canada per congedarsi dai propri affetti perché schiacciato dai suoi obblighi, nascondersi dai propri figli e dalla compagna con cui hai progettato una famiglia.
Nell’acqua, che viene sempre puntuale per sciacquare la sporcizia umana, si riflette il passaggio degli aerei colmi di doveri che vanno a nascondersi dove possono. Tra gli elementi dell’acqua soltanto il mare sembra avere la forza, grazie forse alla sua caratteristica di non racchiudersi in confini nazionali, di riportare i personaggi di questo dramma agli impegni dei ruoli assunti lasciando quasi affogare i bambini rimasti senza padre.
Chi è che non può fingersi morto allora? Chi non può esercitare un potere autoritario sugli altri. Cleo lo può fare solo dentro un gioco con una bambina su cui non riesce neanche a imporre la sua potestà da balia. La ragazza, mixteca, non può neanche formulare l’idea di un aborto in quanto il suo corpo appartiene alle autorità religiose/maschiliste della cultura messicana, mentre a Fermín è concesso di scappare dai suoi vincoli paterni disconoscendo il proprio figlio. Addirittura Sofia, la madre dei bambini, pur essendo la persona che manifesta più empatia verso Cleo utilizza il proprio potere di datrice di lavoro per accollare le proprie responsabilità alla domestica.
Roma sembra essere un film autobiografico, in un racconto dell’infanzia ? dunque ricordato nella sua forma essenziale del B/N ? di buona lettura ed impressa in una fotografia perfetta. Nella visione dell’opera una voce sembra gridarti dentro: chi ha potere può prendersi il lusso di fare il morto, chi invece subirà il potere soccomberà con la morte.
Un film di donne per le donne messicane.
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