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BlacKkKlansman

Regia di Spike Lee vedi scheda film

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La recensione su BlacKkKlansman

di Antisistema
7 stelle

Spike Lee con il suo ultimo film, torna nuovamente sul tema dei conflitti razziali che affligono gli Stati Uniti sin da quando sono nati; seguendo un filone che negli ultimi 5-6 anni sembra essersi rinvigorito e rafforzato da vari movimenti pro minoranze, che hanno acquisito maggior risonanza mediatica (specie dopo l'elezione di Trump alla Casa Bianca), anche tale regista si butta sul carrozzone, ma lo fà a modo suo, con una pellicola che indaga sul rapporto tra le idee intellettuali ed il loro legame indissolubile con il tema del razzismo, nonchè un'indagine a tutto campo anche sul cinema Hollywoodiano, che sin dagli albori ha propugnato un razzismo di fondo. 
Analisi a-posteriori sono forse sbagliate, perchè un film che 100, 90 o 80 anni fà risultava accettabile oggi per forza di cose non lo può essere più per via dei valori di cui si fà portatore. La figura del "nero" nel cinema americano è sempre stata molto stereotipata; o risulta essere un individuo troppo buono (che subisce in tutto e per tutto le angherie dei bianchi senza mai reagire) e servile nei confronti del padrone, tanto da divenire caricatura (prendiamo la Mami di Via Col Vento e la sua grottesca parlata); oppure è ritratto come una bestia feroce che compie azioni talmente ignobili o estreme, tanto che la sua eliminazione non solo viene percepita come giusta, ma anche accettabile e necessaria ai fini del mantenimento dello status quo. 

 

John David Washington, Laura Harrier

BlacKkKlansman (2018): John David Washington, Laura Harrier


Griffith nel suo film Nascita di una Nazione (1915), crea l'opera più controversa della storia del cinema, per innovazioni tecniche nel montaggio e nella narrazione è il primo vero e proprio film "moderno", ma ha al suo interno dei contenuti a dir poco inaccettabili se visti con la sensibilità odierna. E' una pellicola interessante però, poichè per Griffith gli Stati Uniti non sono nati con la dichiarazione d'indipendenza, ma con una lunga e sanguinosa guerra civile quinquennale che ha causato oltre 600.000 morti tra ambo le parti; in sostanza la genesi dei moderni Stati Uniti d'America, nasce dal sangue versato in una guerra fratricida che aveva in sè due visioni opposte non solo sulla questione della schiavitù, ma in primis economiche (l'industria capitalista del nord, contro le piantagioni vaste del profondo sud). Nascita di una Nazione può avere un impatto devastante su una mente debole, portando a far si che la separazione tra razze e la nascita del Ku-klux-klan, sia vista come cosa buona e giusta, poichè nel film viene vista come un'organizzazione eroica che restaura l'ordine, nel caos portato dalla marmaglia dei soldati di colori visti come poco più che bestie aggressive (per Griffith erano individui senza effettiva volontà che vennero manipolati dai politici del nord). Non a caso la sequenza migliore del film, ha a che fare con un carrello orizzontale che và a destra e sinistra svariate volte, atto ad inquadrare i volti colmi di gioia dei membri del Ku-klux-klan, che come invasati inneggiano al coraggio dei bianchi ed insultano i neri in tutti i modi; in tutto questo Spike Lee si focalizza anche su due piccoli occhi dell'agente Ron Stallworth (John David Washington) che da una finestra nell'altra stanza osserva le origini della propaganda discriminatoria anti-neri, perchè bisogna ricordare, che tra gli effetti nefasti del film, c'è non solo l'aver contribuito a far rinascere un'organizzazione morente come il Ku-klux-klan; ma anche a rinfocolare l'odio tra bianchi e neri che sfociava in veri e propri linciaggi (il montaggio alternato stupendo tra iniziazione dei nuovi membri del Ku-klux-klan e il racconto orrorifico da parte di un anziano di colore del linciaggio di Jesse Washington avvenuto nel 1916, avvenuto tra la soddisfazione dei bianchi aventi sete di giustizia).

 

Topher Grace, Adam Driver, Ashlie Atkinson, Jasper Pääkkönen

BlacKkKlansman (2018): Topher Grace, Adam Driver, Ashlie Atkinson, Jasper Pääkkönen


Il film gioca in effetti sui contrasti tra bianchi e neri (tramite anche l'uso abbondante della tecnica dello split screen nelle chiamate di Ron verso David Duke, gran maestro del Ku-klux-klan); ma anche sui diversi modi di concepire l'attivismo politico (suprematismo bianco vs movimento pantere nere), ma anche la differenza di cultura (vedere la sequenza di dialogo tra Ron e Patrice, forte sostenitrice dei movimenti studenteschi pro-neri, che parlano della figura del nero nel cinema) e nel modo di parlare (purtroppo tutto questo si perde nel doppiaggio italiano, andrebbe rivisto in lingua originale con i sottotitoli). 
Combinando il tema civile in chiave rabbiosa, con il giallo, misto ad un tono satirico; Spike Lee indaga sulla lacerazione che attanaglia il paese da decenni. Ron avvalendosi del suo collega bianco ebreo Flip Zimmerman (Adam Driver); riuscirà ad infiltrarsi nel Ku-klux-klan sino a divenirne un membro effettivo, per sgominare l'organizzazione e di suoi membri. Per Ron è una battaglia personale (e anche la prima idagine del dipartimento affidata ad un uomo di colore), per Zimmerman è un percorso di consapevolezza verso le sue origini di ebreo e cosa significa essere tale (l'organizzazione disprezza anche loro). Interessante notare come il Ku-klux-klan cerchi di essere un organizzazione molto più rispettabile e totalmente emancipata dalla violenza delle origini; in effetti tranne 3-4 invasati che sarebbero pronti a passare anche ai fatti, il resto dell'organizzazione sembra composta da gente in apparenza non solo rispettabile, ma anche di cultura ed istruzione elevata (viene menzionato il fatto che Zimmerman debba fare anche un percorso di formazione storica tramite la lettura di libri "alternativi"), che cerca di apparire come rispettabile innanzi agli occhi della gente comune, per poterne ottenere l'appoggio, per poi in futuro prendere le leve del potere e gestire i destini della nazione. In effetti qui casca l'asino, purtorppo Spike Lee seppur più giustificato di altri registi, non resiste alla tentazione di salire sul carrozzone anti-Trump e fare la consueta provocazione contro la figura del presidente e della bandiera americana, che non scandalizza più nessuno. Donald Trump è salito al potere, non perchè fosse razzista o propugnasse l'idea della razza bianca superiore, ma per via del fatto che il potere non ha saputo dare risposte agli ultimi e agli scarti del capitalismo sempre più relegati ai margini; in sostanza la sua vittoria è dovuto alla diversa visione dell'economia che rimette al centro l'individuo, nella società massificata nei consumi, tanto che la disoccupazione ai minimi da 40 anni scesa al 3,7% e l'aumento dello stipendio orario, sono a dimostrare il suo scopo (il suo american "first" ha una diversa concezione e non può essere paragonato "all'america prima" pronunciata dai membri del Ku-klux-klan nel film, come maldestramente cerca di fare il regista). In sostanza, l'analisi del populismo da parte del regista è scorretta e grossolana, poichè il sottoscritto ha sempre reputato Clinton o presidenti come Macron, molto più pericolosi dei vari Salvini (che comunque è na merda) o Trump, poichè sono ipocriti che vogliono vincere (ed il secondo ha vinto), solo per via del fatto che sono "meno peggio" degli altri, senza che vi sia alcuna volontà da parte loro di volersi migliorare, capendo la sofferenza sociale del popolo. 
Concludendo la disamina, è un film caldamente consigliato, se non altro perchè anche se presenta dei personaggi poco approfonditi e tanto schematismo di fondo (neri tutti con acconciature afro e pronti alla guerra, mentre i bianchi tutti sporchi, bastardi e razzisti), ha una genuina cattiveria di fondo che manca alle pellicole di questo genere e mi fà propendere per come giusta l'assegnazione del Gran prix della Giuria a Cannes, per questo film veramente istruttivo (che non fà rima con scolastico). 

 

Topher Grace

BlacKkKlansman (2018): Topher Grace

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