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I fratelli Sisters

Regia di Jacques Audiard vedi scheda film

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La recensione su I fratelli Sisters

di diomede917
8 stelle

Il cinema di Jacques Audiard è un cinema maschio, quasi primitivo, uno sguardo della società attuale attraverso i nostri istinti bestiali.

E non si ritrae da questo percorso neanche il suo esordio in lingua inglese The Sisters Brothers (già un ossimoro fin dal titolo), un western classico e anomalo, americano ma con una visione autoriale europea.

I Fratelli Sisters evidenzia la linea di demarcazione tra l'old wild west e quello che sarà la futura società civile americana.

Abbiamo chimici che formulano metodi scientifici per estrarre l'oro, abbiamo invenzioni come lo spazzolino da denti che serve a elevare l'uomo dalla bestia, abbiamo sogni utopici di creare una società giusta che rifugga la violenza per l'intelletto e abbiamo i Fratelli Sisters (Eli e Charlie) che rappresentano il vecchio e selvaggio west. Mercenari al soldo di un fantomatico "Comodoro" che per soldi ucciderebbero tutto quello che passa davanti a loro.

Sono fratelli diversissimi in tutto (fisicamente e come mentalità) ma unitissimi nel concetto di famiglia.

Charlie il più grande è un gigante "quasi" buono, quasi puro e refrattario alla violenza e legatissimo a un amore finito rappresentato dal feticcio di uno scialle unico ricordo rimasto.

Eli piccolo, autodistruttivo, orgoglioso di essere uno dei violentissimi Fratelli Sisters e far tremare la gente.

Audiard dirige un western anomalo per trama e senso della messa in scena.

Inizia come una semplice caccia all'uomo per poi seguire l'evoluzione morale di due cialtroni che si troveranno davanti a se situazioni e personaggi che rappresentano il nuovo mondo, il nuovo modo di vedere il west.

Una ricerca quasi utopica del mondo perfetto.

Per rappresentare tutto questo si avvale di un cast di tutto rispetto e in grandissima forma.

John C.Reilly ci regala, forse, la sua migliore intrerpretazione con vette di altissima tenerezza come la scena della morte del suo cavallo o la masturbazione silenzione abbracciando il suo scialle di "Linus".

Joaquin Phoenix fa Joaquin Phoenix ma lo fa da Dio regalandosi un personaggio carismaticamente maledetto che si fa letteralmente a pezzi pur di rimanere se stesso.

E Audiard racconta in maniera cruda questo superamento del mondo violento ondeggiando tra l'umorismo dei Coen e il senso del racconto alla Tarantino ma mantenendo la sua personalità autoriale regalandoci uno dei più bei finali degli ultimi anni.

Un finale che concilia alla pace con loro stessi di due personaggi violenti ma violentati dal loro mondo e noi spettatori li guardiamo con lo sguardo amorevole di una mamma che ha atteso per anni il ritorno dei loro figli.

Voto 8

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