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Macchine mortali

Regia di Christian Rivers vedi scheda film

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La recensione su Macchine mortali

di GIANNISV66
7 stelle

In un mondo devastato da una catastrofe naturale ciò che resta dell'umanità vive su città semoventi in guerra l'una con l'altra. Interessante opera di un giovane regista, Christian Rivers, cresciuto sotto l'ala protettiva di Peter Jackson, che qui è produttore e sceneggiatore. Puro intrattenimento ma di buon livello

 

In un futuro post apocalittico le città sopravissute al disastro si muovo su enormi congegni ruotati e attraversano le lande desolate che ormai dominano il paesaggio del nostro pianeta. La città di Londra, regolata su una rigida divisione in caste, si sposta continuamente alla ricerca di nuove risorse che ne consentano la sopravvivenza. Tom Natsworthy giovane aspirante storico, vive nella venerazione di Thaddeus Valentine, archeologo e capo della corporazione degli storici. Proprio per salvare Thaddeus da un tentativo di omicidio da parte di una misteriosa ragazza, Tom si trova proiettato nel mondo esterno insieme alla ignota attentatrice, Hester Shaw, espulsione provocata però volontariamente e inspiegabilmente dallo storico da lui tanto stimato. Per il giovane è l'inizio di un viaggio avventuroso in quel mondo esterno a lui totalmente sconosciuto, viaggio che porterà allo sgretolarsi delle sue certezze e a una nuova visione del mondo.

 

Tratto da un romanzo di Philip Reeve e, soprattutto, prodotto e sceneggiato da Peter Jackson e diretto da un pupillo del regista neozelandese, Macchine Mortali sembrerebbe un classico prodotto appartenente al filone young adult. In realtà il film si pone ad un livello superiore rispetto alla media dei prodotti del genere: merito di una storia avvincente basata su uno scenario molto affascinante (l'idea di enormi città collocate su macchinari semoventi è assolutamente geniale, anche se viene il sospetto che Reeve abbia avuto modo di leggere La Fortaleza Móvil, fumetto argentino che qui da noi vide una pubblicazione a puntate col titolo “La Fortezza”) e raccontata con il giusto ritmo.

La mano di Jackson, ormai maestro acclamamto del cinema fantastico e di avventura, si sente eccome: la vicenda scorre con il giusto brio riuscendo a mantenere sempre alta l'attenzione dello spettatore, sfruttando al meglio la buona base fornita dal già citato romanzo di Reeve.

E' giusto ribadire, se fosse necessario, che siamo nell'ambito del cinema di intrattenimento. Non ci sono ambizioni autoriali o riflessioni sociali (il concetto di una società rigidamente divisa in caste e come tale ingiusta e il conseguente sovvertimento per mano di un ribelle che rompe la struttura tradizionale del sistema è un'idea troppo sfruttata, soprattutto in ambito fantacientifico, per potere avanzare pretese di originalità), tuttavia sarebbe ingiusto non riconoscere a questa produzione una resa finale superiore ad altri lavori del filone, fornendo quindi un paio d'ore di ottima evasione al pubblico.

Nel cast spicca Hugo Weaving nei panni dell'ambiguo Thaddeus ma i ruoli dei protagonisti sono affiidati a due giovani attori. E se Robert Sheehan nei panni di Tom delude un po' a causa di un'aria trasognata che lo rende in certi frangenti anche un po' ridicolo, bisogna dare invece merito all'islandese Hera Hilmar di aver reso una prova convincente nel dar vita al personaggio di Hester. Speriamo che l'inevitabile sequel non mandi a gambe l'aria quanto di positivo si è visto.

 

 

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