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Macchine mortali

Regia di Christian Rivers vedi scheda film

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La recensione su Macchine mortali

di gaiart
6 stelle

Il film ha indubbiamente degli aspetti scenografici potenti, visioni apocalittiche e originali, attenzione al pianeta e alla imperante cattiveria umana, monito per i potenti di non voler straffare come fanno ora per evitare di distruggere tutto ciò che di animato esiste e quindi regredire. Molte scene mozzafiato lasciano stupefatti.

Tratto dalla saga del 2004 di Philip Reeve, Macchine mortali, il romanzo fantastico ora ripubblicato da Mondadori, torna in libreria in una nuova edizione. L’omonimo film, firmato da Christian Rivers e prodotto da Peter Jackson, è tratto proprio da questo primo volume ed è in uscita nelle sale il 13 dicembre, con la distribuzione da Universal Pictures. Nel corso del 2019 verranno pubblicati anch gli altri tre volumi della serie, sempre da Mondadori.

 

 

Tra città volanti e pirati dell’aria, inseguimenti in aerostato e combattimenti a fil di lama, Macchine mortali è un romanzo visionario che mette in guardia dai rischi di una tecnologia sempre più lontana dall’umanità.

 

Il film ha indubbiamente degli aspetti scenografici potenti, visioni apocalittiche e originali, attenzione al pianeta e alla imperante cattiveria umana, monito per i potenti di non voler straffare come fanno ora per evitare di distruggere tutto ciò che di animato esiste e quindi regredire.

Molte scene mozzafiato lasciano stupefatti anche se, in generale, ci sono molti rimandi a Guerre stellari e a molti altri film noti di fantascienza. Nel complesso il film è vedibile, adatto soprattutto ai più govani, per il rispetto della natura e la scelta dei protagonisti amati dai teen ager.

 

La storia è questa: il conflitto nucleare noto come la Guerra dei Sessanta Minuti ha quasi annientato la razza umana e ridotto la Terra a una landa inospitale, squassata da spaventosi sconvolgimenti geologici. Per sottrarsi a terremoti ed eruzioni vulcaniche, i superstiti si sono rifugiati all’interno di città trasformate in mostruosi veicoli che si aggirano a caccia di altri centri urbani da stritolare tra le proprie mascelle d’acciaio per depredarne le ricchezze.

È il principio del “darwinismo urbano”, in virtù del quale possono sopravvivere solo le città più forti e spietate. Come Londra, la principale delle metropoli “trazioniste” nell’apocalittico futuro descritto da Philip Reeve in Macchine mortali: una montagna di metallo in movimento alta sette piani, con le élite al sicuro nelle loro candide ville ai livelli superiori e i meno abbienti costretti a vivere negli strati sottostanti,  costantemente avvolti dai fumi di scarico della sala macchine. Quattro corporazioni reggono le sorti della città: gli Ingegneri, responsabili del funzionamento dei macchinari, i Navigatori, cui è affidato il compito di mantenere la rotta, i Mercanti, che si occupano della gestione economica, gli Storici, dediti alla conservazione dei reperti tecnologici antecedenti alla Guerra dei Sessanta Minuti.

A quest’ultima corporazione appartiene, sebbene con l’umile rango di Apprendista Storico di Terza Classe, l’orfano quindicenne Tom Natsworthy. Dopo avere sventato un piano omicida ai danni di Thaddeus Valentine, Maestro della Corporazione degli Storici, Tom si ritrova inaspettatamente scaraventato fuori bordo insieme all’attentatrice, una ragazza dal volto sfigurato che risponde al nome di Hester Shaw. Ritrovatisi tra le insidie del Territorio Esterno, i due cercano di tornare a Londra, ignari che sulle loro tracce si sia messo un Predatore Meccanico, un micidiale sicario a cui non è rimasto più nulla di umano.

 

 

 

Philip Reeve, Macchine mortali, Mondadori, 264 pagine, 17,50 euro. In libreria da novembre 2018 nella nuova edizione.

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