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The Equalizer 2 - Senza perdono

Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film

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La recensione su The Equalizer 2 - Senza perdono

di nickoftime
6 stelle

Tra i registi del mainstream americano Antoine Fuqua è uno di quelli che ci stupisce di più. Ogni volta crediamo di averne inquadrato le strategie e di poterne prevedere le mosse e invece lui è pronto a smentirci con diversivi poco prevedibili. Dopo quelli che lo avevano catapultano non senza sorpresa alla ribalta delle cronache (dopo due film dimenticabili), consentendo a Denzel Washington di vincere il suo primo - e finora unico - Oscar come miglior attore protagonista del sorprendente "Training Day", il regista afroamericano si è reso artefice di un cupio dissolvi messo in pratica nella tendenza oramai acclarata di dilapidare i crediti di stima guadagnati con la prova precedente. Era successo con il film del 2001, seguito a ruota dai flop de "L'ultima alba" e di "King Arthur" e si era ripetuto con i film venuti dopo la buona prova offerta con "Brooklyn's Finest" e ancora con quella del primo "The Equalizer - Il vendicatore" (almeno in termini di incassi), entrambe seguiti da lavori più incerti come "Southpaw - L'ultima sfida"  e addirittura inguardabili come lo è stato "I magnifici sette". In questo senso "The Equalizer 2 - Senza perdono" aveva dunque una doppia responsabilità: la prima era quella di ristabilire la parte positiva del trend, interrotto dal remake del film diretto da John Sturges, la seconda, più ai fatti del presente, era quella di superare gli incassi del primo capitolo che, solo nel mercato domestico, era stato capace di incamerare oltre 100 milioni di dollari. Per farlo Fuqua poteva contare sulla continuità del sodalizio con il suo attore feticcio (Washington) e sull'appoggio di un colosso come la Sony, subentrata in fase produttiva all'indipendente Village Roadshow Pictures, che oltre al divo rivedeva al proprio posto i caratteristi Melissa Leo e Bill Pullman.

 

Conferme che "The Equalizer 2" estende anche alla sostanza della trama (a questi livelli diventa quasi un dettaglio) sceneggiata ancora una volta da Richard Wenk, il quale altro non fa che reiterare i meccanismi della volta precedente, con l'implacabile giustiziere spinto ad agire in difesa dei più deboli Così dunque accade nell'introduzione del film, con Robert McCall in versione globe-trotter impegnato a restituire una bambina alla propria madre sottraendola ai criminali che la tengono prigioniera su un treno pronto a portali in un angolo remoto della vecchia Europa. Così continua (anche se con motivazioni più intime e private) con ciò che viene dopo, quando a essere coinvolto è il sentimento personale dell'eroe, sconvolto dall'omicidio di una persona cara e per questo ancora più motivato a scatenare l'inferno.

 

E qui sta la sorpresa, poiché invece di seguire il protocollo caro al cinema mainstream, e quindi di allestire uno spettacolo ancora più mirabolante del precedente, "The Equalizer 2" agisce in maniera opposta, riducendo le scene d'azione (comunque presenti) e facendo in modo che sia la recitazione di Washington e non gli effetti speciali a tracciare il confine che distingue questo film dal tipico action movie. Ciò che ne viene fuori è qualcosa di spurio, che potrebbe accontentare i fan dell'attore ma dispiacere agli appassionati della saga, probabilmente disorientati dal filosofeggiare del protagonista, nel caso in questione più incline a ragionare sul senso della vita che a menar le mani per farla pagare ai cattivi.

(pubblicata su ondacinema.it)

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