Espandi menu
cerca
Copia originale

Regia di Marielle Heller vedi scheda film

Recensioni

L'autore

obyone

obyone

Iscritto dal 15 dicembre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 95
  • Post 5
  • Recensioni 499
  • Playlist 17
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Copia originale

di obyone
7 stelle

Melissa McCarthy

Copia originale (2018): Melissa McCarthy

 

Un quartetto di donne belle toste e una spruzzata di femminilità al peperoncino: ecco la ricetta di questo film diretto dalla giovane regista Marielle Heller, sceneggiato dalla veterana Nicole Holofcner, adattamento del romanzo autobiografico della scrittrice americana Lee Israel. Protagonista è la bravissima Melissa McCarthy nel ruolo della scorbutica scrittrice mentre Richard E. Grant interpreta, senza troppi eccessi, il socio in affari dandy. Quattro donne e mezzo per una dramedy strappalacrime? Visto il carattere della protagonista risulta impropria una simile etichetta. Lee Israel è, infatti, una donna scorretta, attaccata alla bottiglia, incapace di tessere relazioni umane dignitose. Mollata anni prima dalla compagna, rimasta senza lavoro a 51 anni, da tempo è attanagliata dal blocco dello scrittore. Taglio di capelli insipido, abiti sporchi e disordinati, possiede una lingua tagliente adatta a concepire commedie al vetriolo. I martelletti, però, non picchiettano più sulla carta e la vita di Lee è immobile come l'aria acre della casa in affitto, sporca, piena di mosche e con un lavandino troppo affollato. Costretta dagli eventi a riprendere in mano il progetto di una biografia che nessuno vorrebbe pubblicarle, Lee spende le poche energie che la depressione le ha lasciato, a studiare in biblioteca, dove, casualmente trova, tra le pagine di un libro, una lettera autografa del personaggio su cui sta lavorando. È l'inizio di un periodo pericoloso e adrenalinico in cui Lee ritrova la verve i tasti della macchina ricominciano a tichettare. Lettere su lettere escono da quel vecchio apparecchio, a nome di Dorothy Parker e di altri personaggi influenti del '900. Più tardi, davanti all'evidenza, Lee pensa che tutto ciò che ha fatto, per quanto sbagliato l'ha invasa da un vortice di vitalità che non le apparteneva da molto tempo. Il percorso che l'ha portata a scrivere il suo romanzo autobiografico "Can you ever forgive me?" è stato catartico. Il periodo più oscuro e al contempo più elettrizzante della sua vita è stato un coacervo di errori, di sentimenti non dichiarati, di occasioni perse ma anche di frasi e parole ispirate che l'avevano liberata dall'oppressione di una vita senza più ispirazione.

 

Melissa McCarthy, Richard E. Grant

Copia originale (2018): Melissa McCarthy, Richard E. Grant

 

Questo "Can you ever forgive me?" segue un percorso narrativo semplice, introduce il personaggio principale, il personaggio secondario, quindi sviluppa la trama fino al punto di rottura dal quale la protagonista entra in una via di non ritorno che mina i rapporti con la controparte fino a raggiungere l'epilogo dolceamaro. Lo schema è lineare e mi ricorda dannatamente quello di "Green Book", gran successo della stagione dei premi. Perché mai due film che ripercorrono gli stessi schematismi, puntando sul rapporto conflittuale tra due persone, hanno ottenuto un cosí gran divario al botteghino? Certo il film di Heller non è stato un così cattivo affare ed ha anche ricevuto tre nomination agli Oscar ed altri riconoscimenti. Poco al cospetto del film di Farrelly. A mio parere Heller non ha badato a troppi compromessi e non avendo un'accoppiata di attori troppo glamour (per altro molto bravi) ha giocato bene le carte in proprio possesso mantenendo sempre il tono su un binario di scorrettezza e cinico umorismo. Lee Israel è lesbica, brutta, rotonda e nemmeno simpatica. Heller non ha fatto nulla per rabbonirla, ha lasciato che pronunciasse le sue parole di rabbia ed ha evitato spargimenti di lacrime preferendo qualche triste risata. Un tono differente ed un'ambientazione decisamente meno "cinematografica" rispetto agli anni '60 di Green Book spiegano, tra altri mille motivi, il divario tra due lavori molto simili ma in cui Heller ha prediletto toni politically scorrect (la lesbica antipatica e per niente pentita delle proprie malefatte) mentre Farrelly ha giocato sull'isteria hollywoodiana delle quote e del #metoo appagando il pubblico con buoni sentimenti e un dolce happy end natalizio. Heller avrà modo di confermare la propria voce "indipendente" col prossimo film in uscita a novembre dal titolo "A beautiful day in the neighborhood" con un certo Tom Hanks protagonista. Staremo a vedere. Intanto però godiamoci le voce di Lee che legge l'ultima lettera velenosa di Dorothy Parker. Dotti avrebbe sicuramente apprezzato lo stile caustico e divertito e avrebbe custodito gelosamente la lettera di Lee in una cornice scura dentro una teca di cristallo. L'intelligenza e l'arguzia vanno onorate.

 

Rassegna "Cinemalcastello" - Castello di Romeo - Montecchio Maggiore (VI)

 

Melissa McCarthy, Dolly Wells

Copia originale (2018): Melissa McCarthy, Dolly Wells

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati