Regia di Mike Leigh vedi scheda film
Un'optometrista che vuole vedere chiaro nel proprio passato, (ri)allaccia un ambiguo rapporto con una donnetta un po' sciatta, afflitta da una misera esistenza (che a ogni sweetheart pronunciato ti strappa il cuore dal petto per restituirtelo esangue), la quale vive con la figlia, perennemente incazzata con il mondo (ma soprattutto con la madre, origine - secondo lei - di tutte le sue disgrazie), e che ha un fratello, infelice e triste sposato con una donna triste e infelice, fotografo di professione che trascorre le sue giornate immortalando famiglie con una straordinaria abilità nel carpirne i più reconditi segreti in una singola posa, ma totalmente incapace di mettere a fuoco e di sviluppare la propria.
Quando finalmente il non detto, ciò che fino a quel momento era considerato indicibile, sgorgherà limpido e sincero dalle segrete profondità dell'anima, sarà fatalmente liberatorio. Per tutti.
Probabilmente, si tratta di uno dei film più riusciti di Leigh, il quale, muovendosi entro semplici e lineari figure geometriche, non lascia nulla al caso. Ogni singolo evento ha un significato ben preciso ed eloquente e pure l'happy ending, in questa particolare circostanza, risulta assolutamente funzionale allo sviluppo del racconto.
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